Paesaggio sotto la neve
di Valeria Amerano
Lo aveva comprato perché costava poco, non era brutto e aveva una buona cornice: di legno scuro, lineare, non scheggiata. Lo aveva visto già due mesi prima e aveva aspettato che il prezzo si abbassasse o, se nel frattempo lo avessero comprato altri, che facesse il destino. Era appoggiato a terra, fra altri quadri, dove il rigattiere, perse le speranze di venderlo, lo aveva buttato con un prezzo che non pagava nemmeno più il disturbo di tenerlo ad ammuffire nel sottoscala, in mezzo alla polvere e agli odori umani di mobili e vestiti invecchiati con gli uomini.
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Ritrovarli
di Valeria Amerano
C'è un momento emozionante nella vita di un maestro, che pareggia la commozione di salutare gli alunni alla fine della quinta elementare: ritrovarli venti o trent'anni dopo, con la barba, la moglie e la pancetta incipiente.
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Segni particolari: nessuno
di Valeria Amerano
Il presente brano ha vinto il Premio Rivoli 2012 ed è stato pubblicato sull’omonima antologia.
So poche cose di lei, e le ricerche che mi ero ripromessa di fare sono tuttora un abbozzo di volontà incompiuta. So che è esistita: entrata nella vita come un vento lieve, ne è uscita col fragore di un uragano. Poi tutto dopo di lei è rientrato nel silenzio, come a voler nascondere e cancellare la rovina del suo passaggio. Ho una sua lettera fra le mani e, mescolato al mio, il suo sangue. Oggi violo una consegna, un oblio durato quasi un secolo, e spero di non attirarmi per questo una maledizione. Del resto sono l'unica e l'ultima che possa recare un omaggio alla sua memoria e, dunque, un oltraggio al suo segreto. Non so cosa lei desidererebbe, ma la testimonianza estrema di un atto di amore non offenderà la sensibilità di chi lo ha concepito. Era il 1912, l'anno del Titanic. Il suo libretto di lavoro s'interrompe con la violenza di un colpo di forbici alla vita alla fine di giugno, senza dimissioni spontanee né licenziamenti, per improvviso decesso.
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Estremi saluti
di Valeria Amerano
Non ricordo un funerale, per quanto doloroso, in cui non sia lampeggiata una topica. È qualcosa di inevitabile, tra la solennità da reggere e l'inadeguatezza da camuffare, che finisce per marcare vistosamente il solco tra il povero mondo dei vivi e le loro prosaiche esigenze e le altezze ormai assolute dei trapassati. Anche nello strazio può sollevarsi il lembo inopportuno, aprirsi lo spiraglio di ridicolo che taglia l'atmosfera composta, grave e pomposa con la luce di un contrasto umano, spicciolo e meschino, e dunque insostenibile. Il funerale è l'ultimo gancio con la terra, i parenti, il teatro.
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La vedova Airaudo
di Valeria Amerano
(Presentazione a cura di Gianluigi Camera)
Pubblichiamo il racconto di Valeria Amerano che ha vinto recentemente il 1° Premio di narrativa della XI edizione del Concorso di Narrativa e Poesia dedicato alla memoria del poeta Gian Stefano Primo Raiteri di Quargnento (AL).
La Direttrice di questa Rivista non è nuova a riconoscimenti del genere. Più e più volte il suo stile narrativo personalissimo e raffinato è stato apprezzato e considerato degno di riconoscimenti ufficiali.
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Ritorno a Loano
di Valeria Amerano
Ci andavamo a settembre, l'intero mese: il tempo del sole clemente e il cielo puro ma già lontano, che preludeva alla malinconia delle giornate brevi e all'inizio della scuola. Erano le estati del 1962, 63. Affittavamo un alloggio in via Garibaldi, all'ultimo piano, vicino alla farmacia. Le finestre e il balcone guardavano sulla via; la terrazza cui avevamo accesso, e che costituiva parte del tetto della casa, si affacciava sul mare. Di lì la mamma ci chiamava per farci rientrare dalla spiaggia.
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