La macchina per cucire
di Valeria Amerano
Vi sono oggetti che diventano il prolungamento di una persona, oggetti che l’hanno tanto accompagnata e completata in vita da evocarne l’alone e la presenza dopo la morte.
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Una deposizione
di Valeria Amerano
Continua la serie dei Racconti di Valeria. L'inventiva dell’autrice sta nel fare riemergere ricordi d'infanzia, frammenti di vita vissuta, impreziosendoli con accenti sinceri e commossi che ci dicono quanta inventiva, quanto spirito di osservazione, quanta proprietà linguistica, non disgiunta da una lieve nota umoristica, la nostra possegga (G. C.)
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Lezione di poesia
Rucilicchio
(di Valeria Amerano)
Mi hai messo in bocca
il nome
che ti dava tua madre.
Un sonaglio di lettere ferrose
il cigolio vivace dei giocattoli di latta
che la nostra infanzia ha conosciuto.
Ignoro il dialetto in cui è nato
e sarà il suono soltanto
a guidarmi nel suo senso
di cosa fragile e tagliente
rumorosa e ostinata
difficile a capirsi
facilissima da amare
per cedimento più che per virtù.
Forse ho sbagliato, ma tua madre no.
La voce di quel nome
ti raccoglie tutto:
un luccichio d'acqua sorgiva
che canta tra le pietre
e nessuna mano può fermare,
il riso insolente
della giovinezza
che si rinnova, sposa il presente
e scansa la tristezza.
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An apple a day keeps the doctor away...
di Valeria Amerano
“An apple a day keeps the doctor away” saluto al telefono il mio amico Luciano Rosboch, dopo avergli aggiornato il bollettino dei miei reumatismi. E lui di rimando: “The bigger the apple, the better you feel”.
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Mio padre
di Valeria Amerano
Non so chi avesse educato il naso a mio padre. A pensarci bene nessuno in famiglia aveva un olfatto così selettivo e sensibile: una specie di arma impropria che lo aiutava a penetrare meglio la natura delle persone, le peculiarità dei luoghi, la storia segreta delle case.
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