di Gianluigi Camera - 18 apr. 2020
Chi non è più in servizio nella scuola non può che guardare da lontano il fenomeno delle “lezioni a distanza” a cui sono inevitabilmente sottoposti allievi e docenti a causa di questa epidemia. Il pericolo più evidente è quello che il giudizio risulti inevitabilmente sfocato, approssimativo, inficiato da interpretazioni soggettive e da pregiudizi. Per dirla col padre Dante: Or tu chi sei, che vuoi sedere a scranna/per giudicar da lungi mille miglia/con la veduta corta d’una spanna? (Paradiso, XIX, vv.79/81).
Con i rischi di cui sopra tento, tuttavia, una riflessione. Balza evidente una prima considerazione sull’impatto emotivo decisamente apprezzabile che la scuola offre agli alunni e alle famiglie garantendo una certa forma di continuità di intervento, nonostante tutto. Ciò sta ad indicare che in questo frangente la scuola è presente, non si arrende, che la cura educativa continua ad essere erogata pur coi limiti quantitativi e qualitativi inevitabili e scontati. La scuola entra nelle case di tutti, dei ricchi e, auspicabilmente dei poveri, del docente universitario e della colf, testimonia l’importanza dell’atto educativo, l’essenzialità della formazione. E questo solo fatto riveste una rilevanza enorme, quale mai si era manifestata nel tempi passati.
Resta il tema della qualità del rapporto formativo che, con molte probabilità, rischia di ripetere a distanza i risvolti negativi di tante lezioni d’aula: il nozionismo, la trasmissione unidirezionale, la ripetitività, l’enfasi sulle esercitazioni. Gli insegnanti impegnati in questa esperienza mi dichiarano che il mezzo informatico impone un maggior impegno ed una cura superiore nell’organizzazione degli interventi, quasi che la via virtuale rappresenti di per sé una sorta di filtro giudicante e di stimolo a dare di più e meglio. Sarebbe questa una buona notizia nell’auspicio che il maggior scrupolo previsto fosse volto a rendere più interessante, più aperta, più innovativa la relazione formativa. Non è indifferente il fatto che la lezione via skype esca dal chiuso dell’aula per assumere una dimensione aperta, pubblica, rivolta ad un gruppo che può andare al di là del gruppo classe. Non è escluso, anzi è auspicabile, che alla lezione possano assistere, accanto all’alunno i familiari attratti dalla novità del fatto. Quale migliore occasione per dare concretezza al rapporto tra scuola e famiglia. Da qui lo stimolo a rendere il più possibile accattivanti e stimolanti le lezioni.
Per gli alunni dell’Infanzia e della Primaria si tratta forse di privilegiare l’apporto dell’empatia, il rapporto gioioso, lo scambio di affetti e di attenzioni con l’utilizzo delle tecniche del gioco, della ricerca del lavoro tra piccoli gruppi, la narrazione e l’invenzione di storie. Per i Cicli superiori il piacere della scoperta, l’analisi dei documenti, il brainstorming, la discussione e ancora il lavoro di gruppo, rifuggendo ove possibile dai monologhi solitari del docente. Per tutti i docenti si tratta di misurarsi con la sfida globale del mondo virtuale che da sempre prevede un ascoltatore passivo a fronte di una sceneggiatura tecnicamente curata e brillante.
Mai come in questa occasione ci si ritrova, all’improvviso da parte del mondo della scuola a dovere passare di colpo, senza preavviso, dall’aula allo skype. Ne nascono tutte le negatività, le impreparazioni, le improvvisazioni: dalla mancanza della strumentazione tecnica per le famiglie e per gli stessi docenti, alle carenze, ai vari livelli, della formazione dei docenti. Il bonus dei cinquecento euro assegnato da qualche anno ai docenti e utilizzabile a fini didattici può offrire una soluzione concreta almeno per l’acquisto del materiale informatico. Molti Enti, Associazioni, Organismi pubblici e privati offrono brevi corsi di formazione per i docenti.
Se possiamo tentare un confronto, con gli opportuni distinguo, tra il mondo della scuola e quello dei servizi sanitari possiamo convenire che entrambi gli ambienti si sono trovati all’improvviso ad affrontare, in ambiti doversi, lo stesso gigantesco salto di qualità. Tanto e giustamente si parla della Sanità perché i lutti incidono in modo più eclatante sul piano umano e sociale. Pochissimo si parla della scuola, anche se l’impegno dei docenti dovrebbe essere opportunamente sottolineato.
E’ possibile che questa crisi della didattica d’aula duri a lungo; è anche possibile che si ripresenti in futuro. Questa volta l’abbiamo incontrata quasi totalmente impreparati inventandoci quasi tutto. Ci si sta organizzando a fatica grazie alla disponibilità e all’intraprendenza dei nostri docenti. Tutto questo costituisce un monito per il futuro della scuola e della formazione in servizio, ma anche la necessità di una visione di strategia economica in un periodo di probabile prossima crisi finanziaria.
Occorrerà vigilare perché nel futuro l’urgere delle richieste in merito alla ricostruzione post covid delle basi industriali, commerciali e strutturali del Paese non consideri la Scuola come l’eterna Cenerentola.
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