Scuole chiuse

19 mar. 2020 - Fabrizio Ferrari

Scuole chiuse, emergenza ovunque sul territorio nazionale. Misure restrittive severe.
Innanzitutto tutelare la salute e infondere la responsabilità sociale del rispetto delle procedure e delle regole a tutela di ognuno.

Una volta a casa da scuola però il tempo da passare è tanto e i rapporti stretti e solidali con i compagni di classe e di scuola lentamente si stemperano e si modificano.
I videogiochi la fanno da padrone e le piattaforme MMO (Massive Multiplayer Online game) permettono ai nostri studenti e studentesse di mantenere i contatti con i loro compagni e compagne, attraverso il gioco e l’interazione online che questi rendono possibile.

Il ruolo della scuola deve, in questa straordinaria situazione, reinventarsi e cercare nuovi obiettivi, nuovi strumenti e nuovi modelli attraverso i quali costruire la sua identità.
Tutti gli insegnanti sono chiamati a contribuire a questo nuovo ruolo, attraverso riflessioni e azioni: riflessioni che sappiano individuare come le istituzioni educative possano porsi in questo contesto di assoluta novità; azioni che sappiano costruire velocemente la posizione che spetta loro in questa situazione e sappiano coinvolgere studenti, studentesse e le loro famiglie.

In queste settimane tutti gli istituti scolastici hanno cercato di superare la situazione di stallo attraverso un uso massivo della tecnologia: lezioni on-line, video-lezioni, compiti a casa, utilizzo di piattaforme collaborative educational, con l’effetto che studenti e studentesse, con gli strumenti tecnologici a disposizione, si sono dovuti attrezzare per riuscire a seguire e partecipare a quanto proposto.

L’impressione, la prima impressione, è quella di una scuola che vuole replicare on-line, quanto svolto in presenza tra le mura scolastiche. Professoresse e professori che incontrano le loro studentesse e i loro studenti on-line e svolgono lezioni come se fossero fisicamente insieme. Una segnale chiaro: la scuola vuole esserci, anche in una situazione straordinaria ed emergenziale come quella di queste settimane, la scuola c’è ed è un punto di riferimento.
Sembra tuttavia una soluzione trovata di pancia, cui manca una riflessione dietro, necessaria, per rispondere con adeguatezza e strumenti opportuni. Bisogna partire da quello che la scuola rappresenta per la società: un collante, un’identità, un’interpretazione, un impegno, una garanzia di ascolto e di comprensione, un aiuto.

Ecco allora che non può non venire alla mente il celebre racconto di Asimov “Chissà come si divertivano”. Chi non lo conoscesse potrà trovarlo facilmente in rete. Leggerlo è più che mai attuale.
Il ruolo sociale dell’apprendimento, la condivisione di quanto si impara, il confronto con i pari e con gli insegnanti in questo momento è difficile, complicato, faticoso.

Occorre allora tenerne conto, cercando di spostare la propria azione verso un ruolo più di ascolto, passivo e informativo.
Un ruolo informativo, sia verso quanto sta succedendo, sia verso quanto i ragazzi e le ragazze devono apprendere: le conoscenze. Ecco che allora, per ogni disciplina e ogni argomento si può prendere a piene mani dalle risorse della rete: documentari, testi, materiale interattivo ci permettono di mettere a disposizione tante conoscenze, tante informazioni in modo ridondante e immediato. Proprio perché immediato, ovvero senza la mediazione e l’interpretazione dei pari e dell’insegnante ogni conoscenza è un’isola lontana: va rielaborata, osservata da un punto di vista critico, diverso. Quale occasione per insegnare, per fare sviluppare ad alunni e alunne un approccio critico verso le risorse recuperate online.
Ecco un primo ruolo della scuola ed ecco un’attività importante da proporre: a ogni informazione, ogni conoscenza che la rete passa si accompagnano un gruppo di domande che pongono quelle stesse informazioni in modo traballante rispetto alle certezze che infondono. Suggerimenti di rielaborazione di analisi critica, di comparazione con altri eventi, situazioni o problemi.

Ogni studente, ogni studentessa sarà sola a rielaborare, a riflettere, a pensare, a tirare le fila di un sentimento che potrebbe essere un inizio di un ulteriore lavoro in presenza di grande potenza.
Perché non utilizzare le tecnologie per creare le risposte a queste domande: costruire video, documenti, siti web, blog, articoli, post sui social di riferimento attraverso l’uso di hashtag mirati, costruzione di materiali: la tecnologie, il web ha una potenzialità immensa. Lasciamo liberi gli studenti di usarli per creare qualcosa su cui la scuola ha lavorato o sta lavorando.

Attenzione a non costringere gli studenti ad un uso esclusivamente passivo del web.
Un altro, importante, aspetto da coprire è l’ascolto di studenti e delle famiglie. Aprire i canali di comunicazione con le famiglie attraverso il proprio sito web, canali attivi di comunicazione elettronica o attraverso alcuni social, permette alla scuola di venire incontro alle esigenze e di scoprire il terreno sul quale muoversi nell’interesse del ruolo sociale che ricopre. Ecco allora che gli insegnanti possono utilizzare le richieste delle famiglie e dei loro studenti per modulare la loro azione, per aprirsi a nuove azioni.

Ancor prima di pensare alle possibili risposte ecco però, che una scuola che ascolta è già un modello positivo: l’ascolto rassicura, fa sentire la propria presenza, crea una interazione, tutti momenti molto importanti ora.
Un ultimo punto su cui focalizzarsi consiste nell’unità e nella chiarezza dell’azione. Occorre fermarsi un momento, valutare e scegliere i canali, le modalità attraverso cui un istituto, nel suo complesso, agisce. E’ necessario, innanzitutto, non creare disorientamento, evitare segnali contrastanti, informazioni opposte: ogni istituto sceglie cosa fare e lo realizza nella sua complessità, con unità e precisione, secondo protocolli definiti e chiari.

La situazione è complessa, molto difficile e assolutamente diversa da ogni altra in cui ci si è trovati nel passato. Occorre evitare d’agire d’impulso, ma nemmeno lasciare trascorrere troppo tempo. Partire a piccoli passi, trovare conferme, per poi muoversi sempre più speditamente fino a realizzare la propria opera educativo-sociale secondo la propria identità e i valori di riferimento.

Tutto questo sarà presto un triste ricordo, speriamo, ma sicuramente la scuola ne uscirà molto più ricca.