ClilTeam: un'occasione da non sottovalutare

di Laura Siviero

È noto che il livello degli studenti italiani sulle lingue straniere sia basso. L’ultimo rapporto 2016 EF Epi (English Proficency Index), rivela che, su 72 Paesi rilevati, l’Italia si trova al 28esimo posto nel mondo sulla conoscenza dell’inglese. In miglioramento rispetto al 2013, quando era al 32esimo posto. Ma siamo ancora indietro confronto alla media europea, soprattutto nell’uso dell’inglese in ambito lavorativo. Sette paesi europei sono nella fascia «alto livello di competenza», tredici a livello «buono», tredici nella fascia «media», in cui compare, appunto, l’Italia.

L’apprendimento della lingua inglese, dunque, deve migliorare, se si vogliono rendere gli studenti italiani maggiormente competitivi a livello internazionale. E il CLIL rappresenta uno strumento che può favorire l’apprendimento della lingua.

Il Clil team
Dal 2015-2016 il CLIL (Content and Language Integrated Learning) è entrato a regime in tutti i gli ultimi anni delle scuole secondarie di secondo grado.

“La prosecuzione delle norme transitorie - spiega Gisella Langé, Ispettrice Tecnica di Lingue Straniere del MIUR- gli stanziamenti della direzione generale degli ordinamenti, i continui riferimenti all’importanza delle lingue straniere e l’inserimento del CLIl nel nuovo piano di formazione, hanno permesso il proseguimento di un processo iniziato da alcuni anni”. La recente nota del Ministero1 viene incontro alle esigenze delle scuole che chiedevano fondi e dei docenti di lingua che si sentivano esclusi dalla formazione. Vengono stanziati infatti € 1.500.000 per la progettazione e la realizzazione di azioni CLIL destinate alle reti di scuole statali del primo e secondo ciclo. Un passaggio importante che inserisce tra i destinatari del finanziamento le reti territoriali che comprendano tra i cinque e i dieci istituti scolastici. In questo caso la rete, oltre che di ambito diventa anche di scopo2.

L’altro punto fondamentale contenuto nella nota (1) è relativo ai docenti di lingua e decreta che la formazione venga estesa non solo ai docenti di materia disciplinare, ma anche a quelli di lingua straniera per un totale di 15.000 insegnanti.

Si tratta di una svolta importante per l’attivazione dei CLILteam come definito dal punto f) della nota ministeriale che sostiene “l’attivazione di modalità di lavoro collaborative tra docenti di lingua straniera e docenti di disciplina non linguistica (team CLIL) con la formazione di gruppi di lavoro finalizzati alla condivisione di strategie e modalità di insegnamento della lingua straniera, definendo un quadro di sviluppo professionale continuo per i docenti, con percorsi di Formazione Metodologica per il CLIL".
In tal modo, viene reso attuabile l’auspicio contenuto nelle precedenti note transitorie emanate attraverso la circolare del 20133, in cui si leggeva che si rende necessaria “la costituzione di veri e propri team composti dal docente della materia disciplinare, docente di lingua straniera, conversatore di lingua straniera, eventuale assistente linguistico”.

Le finalità del CLIL
Sono due le principali finalità nello studio della lingua straniera secondo la modalità CLIL. La prima far acquisire contenuti disciplinari in modo da migliorare le competenze linguistiche nella lingua veicolare, che viene utilizzata come strumento per apprendere e sviluppare abilità cognitive. La seconda aiutare gli studenti a comprendere che la lingua è uno strumento di comunicazione, acquisizione e trasmissione del sapere e non si tratta di un’astratta entità di regole grammaticali e elenchi di parole.

I vantaggi del CLIL
Nonostante le perplessità di alcuni è necessario sottolineare i molti vantaggi rappresentati dalla metodologia CLIL. Anzitutto la maggiore esposizione all’uso di una lingua straniera sia per quantità di ore sia per qualità, grazie all’uso di metodologie interattive, di cooperative learning, la presentazione di contenuti disciplinari che diventa maggiormente concreta e visiva e la costruzione di contenuti e significati che permettono un migliore radicamento dei concetti, portano lo studente a raggiungere un livello linguistico superiore e più circostanziato. Si attiva un’azione sinergica nel processo di apprendimento integrato della L2 e di contenuti disciplinari e interdisciplinari. L’ambiente di apprendimento CLIL favorisce la motivazione dello studente e aumenta la sua consapevolezza dell’utilità di padroneggiare una lingua straniera. Inoltre il passaggio da una competenza linguistica limitativa di tipo BICS (Basic Interpersonal Communication Skills) alla competenza linguistica qualitativa di tipo CALP (Cognitive Academic Language Proficiency), ovvero una competenza più evoluta legata alla lingua dello studio delle varie discipline, fornirà un supporto linguistico qualitativo spendibile nei futuri percorsi accademico/professionali dello studente. La fiducia dello studente nelle proprie possibilità sviluppa il piacere di utilizzare la lingua come strumento operativo. Infine l’insegnamento veicolare stimola la maggiore competenza linguistica (incremento del lessico, fluidità espositiva, efficacia comunicativa).

L’utilizzo della metodologia CLIL rappresenta un plusvalore non solo per l’apprendimento degli studenti, ma anche per la competenza linguistica dei docenti, i quali dovendo sostenere le certificazioni linguistiche si appropriano di un patrimonio linguistico che potrà essere riutilizzato anche in ambito non strettamente educativo.

Il profilo del docente
Il docente CLIL deve possedere competenze linguistico-comunicative nella lingua in cui vuole insegnare la propria materia pari a B2+, secondo l’ultima circolare a riguardo4, e aver acquisito competenze metodologico-didattiche attraverso un corso di perfezionamento universitario pari a 60 CFU (Crediti Formativi Universitari), se si tratta di un docente in formazione iniziale e 20 CFU se si tratta di un docente in servizio.

Tra il 2016 e il 2019 è previsto a livello nazionale il coinvolgimento di 110.000 docenti tra corsi linguistici e metodologici.

Inoltre è stato introdotto un principio di premialità seppur modesto, di un punto sulla graduatoria interna d’istituto, per coloro che possiedono un livello C1, hanno seguito il corso metodologico e hanno sostenuto l’esame, di 0,5 punti per coloro che hanno frequentato il corso metodologico ma non hanno il livello linguistico C1. Un piccolo incentivo che ci si augura possa crescere in futuro, dato l’impegno profuso dai docenti.

Il percorso formativo declinato in Piemonte
L’introduzione del CLIL nei Licei e negli istituti tecnici parte con i DPR 88-89 2010 e successive norme transitorie che hanno normato l’inserimento del CLIL nelle scuole italiane. Il Decreto Ministeriale del 20115 stabilisce i criteri e le modalità per lo svolgimento dei corsi di perfezionamento per l’insegnamento di una disciplina non linguistica in lingua straniera (DNL)6. Il Decreto Ministeriale del 20127 stabilisce i requisiti per il riconoscimento della validità delle certificazioni delle competenze linguistico-comunicative in lingua straniera del personale scolastico. I successivi Decreti Direttoriali della DGAI definiscono l’elenco degli enti certificatori.

Il percorso si è sviluppato in tre fasi. La prima in cui il Ministero8 ha affidato all’INDIRE la formazione. Questi ha emesso un bando e stretto accordi con le Università, tra cui l’Ateneo di Torino, attraverso il CLA (Centro Linguistico di Ateneo) per la formazione linguistica e metodologica di tutti coloro che avessero già una certificazione linguistica B2. Si era previsto un corso di due annualità per passare dal B2 al C1 e per il momento ne è stata svolta una sola.

Nel 20139 è partita la seconda fase, in cui il Ministero ha promosso 18 scuole capofila in Italia, in rappresentanza di ciascuna Regione, finalizzate al supporto delle attività relative alla diffusione della metodologia CLIL. In Piemonte sono il Russel Moro per i Tecnici, l’Umberto I per i Licei affidando il monitoraggio all’USR10. Sono partiti il secondo e terzo percorso CLIL linguistico affidato ad enti privati (l’Università si sfila dalla formazione linguistica). Il secondo percorso è affidato a Lend e Alliance e il terzo a docenti interni alle scuole madrelingua. La terza fase, con il decreto del 201311 in cui l’art. 3 integra e modifica i precedenti consentendo ai docenti di andare in classe con il B2 purché impegnati nei percorsi formativi, inoltre l’avvio graduale per moduli parziali può essere sperimentato anche da docenti in possesso di B1 inseriti nei corsi per conseguire il B2. Ha inoltre trasferito i fondi per il corso metodologico alle scuole (125.000 euro al Piemonte) per costruire 11 corsi. Per ottenere questa certificazione in Piemonte sono già stati organizzati i corsi di formazione metodologica che hanno coinvolto, fino all’anno 2014-2015, 90 insegnanti. Un numero importante ma ancora troppo esiguo per le esigenze del territorio.
Ora con la nota n. 11411 del 13/10/2016 la formazione si estende a tutti i docenti.

Le sperimentazioni CLIL nel Primo ciclo
Anche nel primo ciclo sono state possibili delle sperimentazioni aderendo al Progetto eccellenza CLIL bandito nel 2014 dal MIUR12 che ha previsto la realizzazione e sperimentazione di percorsi CLIL di almeno 20 ore annuali da attivarsi in minimo due classi di ogni istituzione scolastica coinvolta anche attraverso lo sviluppo di attività nell’ambito del curricolo verticale CLIL, coinvolgendo docenti e alunni di scuole primarie e secondarie di primo grado della rete con produzione e sperimentazione di materiali didattici digitali con gli studenti. Per questo progetto, e in linea con lo spirito CLIL, era necessario prevedere forme di collaborazione tra docenti di lingua straniera, docenti di DNL ed eventuali docenti madrelingua. Per la partecipazione alle attività progettuali, i docenti della scuola primaria dovevano possedere almeno il livello di competenza linguistico - comunicativa B2 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue (QCER); i docenti DNL della scuola secondaria di primo grado almeno il livello di competenza linguistico - comunicativa B1del QCER.

Lo stesso protocollo esortava ad aderire al Progetto E-CLIL finalizzato alla progettazione, realizzazione e sperimentazione di moduli CLIL di almeno 10 ore da attivarsi in almeno due classi di ogni istituzione scolastica coinvolta con l’uso delle ICT, anche attraverso lo sviluppo di attività nell’ambito del curricolo verticale CLIL, coinvolgendo docenti e alunni di scuole primarie e secondarie di primo grado della rete con produzione e sperimentazione di materiali didattici digitali con gli studenti. Ad esempio powerpoint ipertestuali con immagini ed animazioni, giochi educativi interattivi, esercizi, test, questionari multimediali, video, e - book, living book, ecc. Anche per questo progetto era necessario prevedere forme di collaborazione tra docenti di lingua straniera, docenti di DNL ed eventuali docenti madrelingua.
Ora con il Piano di Formazione Nazionale il CLIL si apre a tutti gli ordini di scuola.

Conclusioni
Le indagini pubblicate non fanno che confermare l’esigenza degli studenti italiani ad apprendere meglio le lingue straniere per il loro futuro lavorativo. Non basta studiare una lingua a tavolino attraverso i corsi presentati dai libri di testo senza fare un’esperienza linguistica concreta. In questo senso la metodologia CLIL permette di andare incontro a tale esigenza, stimolando i docenti a lavorare in sinergia, per offrire ai ragazzi le competenze linguistiche richieste non solo dal mondo del lavoro ma anche dal mondo universitario che sempre più, anche da noi, offre corsi disciplinari in inglese (nel 2016-2017 sono 682 i corsi distribuiti in inglese in 60 atenei italiani). L’abitudine dunque allo studio di discipline non linguistiche in inglese, non può che favorirli nel loro percorso formativo e lavorativo, possibilmente a partire dal primo ciclo.