Perché i test INVALSI sono utili

(di Gianluigi Camera - già Dirigente scolastico)

Come vecchio uomo di scuola seguo con interesse, ogni anno, lo svolgimento delle prove INVALSI presso le scuole primarie e superiori, predisposte in modo uniforme dall’Istituto Nazionale di Valutazione; per le scuole medie la somministrazione viene effettuata in occasione dell’esame di licenza. Lo scopo che si propone il Ministero è quello di poter disporre, analogamente a quanto avviene in altri paesi europei, di una massa considerevole di dati, tali da consentire la delineazione di una panoramica generale e analitica delle competenze dei nostri allievi. Per le Scuole è occasione di poter riflettere e migliorare le eventuali carenze formative.

Non credo che tutto ciò possa rappresentare la panacea dei mali della nostra scuola, ma sia certamente un utile tassello che, insieme ad altri, possa costituire un utile contributo per fare della nostra scuola una scuola di qualità. La somministrazione di questi test, focalizzati su Italiano e Matematica, ha costituito, fin dal suo nascere, un oggetto di contestazione e di boicottaggio da parte di insegnanti e di allievi, questi spesso sobillati da quelli. Alcuni sindacati di minoranza, anche quest’anno, hanno proclamato tre giorni di sciopero in concomitanza con le date di somministrazione. Noto però con soddisfazione che, nonostante tutta la campagna di dissuasione dal sottoporsi ai test, le percentuali di svolgimento delle prove, quest'anno sono superiori alle attese.

La media generale nazionale di svolgimento delle prove tra i due ordini di scuola è superiore al 90%.
La consistenza di queste cifre consente al Ministero e alle Scuole di poter trarre conclusioni decisamente significative.

Ultima considerazione: quest'anno i mass-media hanno in genere sapientemente messo in secondo piano tutta l'operazione; ciò ha evitato di enfatizzare la protesta che vedeva nel tam tam della stampa una esasperata cassa di risonanza. Lo slogan dei detrattori: “Siamo persone e non numeri” può essere facilmente contraddetto con l'osservazione che la scuola, come ogni altro fenomeno vitale, non può che affidarsi a misurazioni puntuali per studiare la realtà: la febbre non è la malattia, ma serve per capirla; la temperatura non è il clima, ma serve per studiarlo.

E per tornare alla scuola, l'esame di maturità fornisce un titolo che accompagna per tutta la vita, ma non viene superato se non ci si confronta con una traduzione di latino, con una espressione di matematica, con una interrogazione di filosofia.