Quale mezzo migliore per sfuggire alla calura di Torino nel mese di luglio, se non andarsene in vacanza, magari in un posto dove il termine afa non esiste?
Chiudete gli occhi per un istante e immaginate… boschi di abeti secolari… muschio soffice e fresco circonda le loro radici… cascate si tuffano a picco in laghi dai fondali verdazzurro…
Sì, lo so, vi potrà sembrare di essere finiti in una cartolina o nel catalogo di un tour operator (agenzia di viaggi, per dirla alla moda vecchia); invece siete nel luogo delle mie vacanze di quest’anno, la Norvegia.
Premetto che siamo (mio marito ed io) appassionati di viaggi, soprattutto di quelli un po’ fuori dal comune, almeno per quanto riguarda il modo di spostarsi. Ed anche questo viaggio non ha fatto eccezione: by bike!
Naturalmente fino in Norvegia ci siamo andati in aereo, partendo dal mitico aeroporto di Orio al Serio, Bergamo, con le bici - smontate e imballate - e le borse.
L’avventura è iniziata da Sandefjiord, vicino a Oslo, da dove abbiamo viaggiato verso nord, passando nell’interno del paese. La prima tappa è stata Kongsberg, una delle città più grandi della Norvegia, nelle cui vicinanze c’è una miniera d’argento oramai trasformata in museo. Qui abbiamo fatto una sosta di un giorno, ospiti a casa di una famiglia norvegese; devo dire che la possibilità di conoscere persone di una cultura differente è una delle cose che amo di più dei viaggi. I Norvegesi sono persone di poche parole, molto corretti e rispettosi, non inclini alla facile confidenza del resto come tutti i popoli del nord, ma con un grande senso dell’accoglienza e della puntualità.
Da Kongsberg in poi le città che incontreremo non saranno proprio degne di tale nome, perché salendo verso nord il territorio si fa sempre più disabitato, salvo qualche rara eccezione. A volte gli agglomerati di case sono così piccoli (venti case o meno) che non sono neanche segnalati sulla nostra cartina, per quanto siano sempre forniti di scuola, campo da calcio, supermercato, chiesa e “nientepopodimenoche”…biblioteca. Sulle chiese (Stavkike) bisognerebbe aprire un capitolo a parte, perché sono una delle costruzioni più tipiche e straordinarie di questa parte della Norvegia, la valle medioevale, chiamata così per le numerose costruzioni – chiese e granai - risalenti al medioevo: tutte in legno, risalenti per lo più al 1100, interamente affrescate e decorate all’interno, dalla forma molto particolare. Sono così belle che verrebbe voglia di entrare a fare un giretto in tutte, ma il biglietto di ingresso (guidato) di 30 corone a testa (3,5 euro), dissuade un po’… Le tappe successive del nostro viaggio saranno Nore, Geilo (pron. Iailo) una delle più famose località sciistiche della Norvegia, anche se si trova a soli 800 m circa sul livello del mare; poi Flåm (pron. Flom) passando attraverso gli 80 km di sterrato della Rallarvegen, la strada degli operai, costruita come via di rifornimento per gli uomini che lavorarono alla costruzione della ferrovia Bergen – Oslo all’inizio del secolo scorso. Il paesaggio che attraversiamo è quasi lunare, perché nonostante la bassa altitudine (il punto più alto che raggiungeremo sarà di 1300mt) è come stare oltre i 2000, circondati da ghiacciai, laghetti gelati dal fondale verdazzurro cascate e soprattutto con nostra grande sorpresa la neve (!) che ci toccherà attraversare spingendo le bici cariche di bagagli e con i sandali ai piedi… Il sole rende tutto ancora più spettacolare - e obbligatorio l’uso della crema protettiva.
A Flåm vediamo il nostro primo fiordo, il Sognefjord, il più lungo della Norvegia, che si spinge nell’interno per 200 km; infatti lo ritroveremo nelle tappe successive, Lærdal e Skiolden (pron. Sciolden) il punto più lontano dal mare. Qui il tempo è così bello che a fine tappa decidiamo di fare addirittura il bagno! Il fiordo successivo sarà il più famoso della Norvegia: Geiranger. Per arrivarci facciamo tappa nella città di Lom, degna di menzione non solo perché è molto carina – stiamo arrivando nella zona più turistica della Norvegia e si vede -, ma per il posto in cui abbiamo dormito, decisamente il più norvegese del viaggio: una Hytte, una specie di casetta interamente in legno (stile baita di Heidi), affittabile per una notte o più.
Geiranger è il fiordo più turistico e per questo secondo me meno norvegese della Norvegia: qui arrivano ogni giorno le grandi navi da crociera cariche di turisti, per cui il luogo ha perso un po’ del fascino che altre zone hanno ancora. La sua fama la deve in parte al fatto di essere il solo fiordo senza strade che lo costeggiano: o si arriva dall’interno - come abbiamo fatto noi - o via nave, ma anche al fatto che essendo molto stretto, i fiumiciattoli si gettano a picco nel mare, formando cascate meravigliose dai nomi fiabeschi (le sette sorelle, il velo da sposa, …). Fama assolutamente giustificata, perché offre uno spettacolo davvero unico. Percorriamo il fiordo in traghetto e in bici, alternando le due cose perché la strada in alcuni punti non continua ed è obbligatorio traghettare sull’altra riva. Siamo ormai alla fine del viaggio, in prossimità della città di Ålesund (pron. Olesunt), città portuale costruita in stile nuveau, situata al 63° parallelo nord.
Il circolo polare è vicinissimo (66° parallelo)! Qui non si vede il sole di mezzanotte come a Nordkapp, ma solo per un problema tecnico: nel mare di fronte alla città ci sono moltissime isolette che impediscono di vedere che il sole non tramonta, ma si ferma sull’orizzonte e per poi risalire. Il risultato tuttavia non cambia: il cielo rimane luminoso come solitamente è al tramonto d’estate, per tutta la notte.
Da Ålesund facciamo rotta verso sud, questa volta non più in bici ma via nave, fino a Bergen, bellissima e piovosa; e poi treno fino a Sandefjiord, per riprendere l’aereo direzione Italia.
Stavo quasi per scordarmi di dire una cosa fondamentale: gli 830 km percorsi in bicicletta, in circa 10 giorni. Una vacanza assolutamente indimenticabile!
(Fattibile anche con mezzi di trasporto diversi dalla bicicletta)
Paola Filippi
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