Rucilicchio
(di Valeria Amerano)
Mi hai messo in bocca
il nome
che ti dava tua madre.
Un sonaglio di lettere ferrose
il cigolio vivace dei giocattoli di latta
che la nostra infanzia ha conosciuto.
Ignoro il dialetto in cui è nato
e sarà il suono soltanto
a guidarmi nel suo senso
di cosa fragile e tagliente
rumorosa e ostinata
difficile a capirsi
facilissima da amare
per cedimento più che per virtù.
Forse ho sbagliato, ma tua madre no.
La voce di quel nome
ti raccoglie tutto:
un luccichio d'acqua sorgiva
che canta tra le pietre
e nessuna mano può fermare,
il riso insolente
della giovinezza
che si rinnova, sposa il presente
e scansa la tristezza.
In margine alla poesia Rucilicchio di Valeria Ameranodi Gianluigi Camera
La parola è pressoché impronunciabile, di difficile lettura e memorizzazione eppure Valeria Amerano ci costruisce sopra una poesia che vince il 1° premio al Concorso di Poesia di Roddi. Ma se leggi e rileggi il testo ti senti avvolgere e condurre per mano dalla carezza del ritmo narrativo, dalla musicalità delle parole, dal rapporto indovinato tra contenuto e forma, dalla capacità di fotografare col linguaggio il messaggio arcano che viene dall'oggetto evocato. E ti chiedi perché e come, da una parola sconosciuta e strana, possa nascere l'incanto di una composizione estetica. Questa apparente discrasia mi invita a riflettere sulla natura profonda del fatto poetico. L’arte è anzitutto libertà espressiva soggettiva e assoluta dell'artista, capacità creativa originale e aperta ad ogni tipo di contenuto reale o immaginario, interno o esterno al compositore. L'unico limite richiesto all'autore sta nella capacità di trasmettere le sensazioni che egli stesso prova e di cui vuol rendere partecipi gli altri. La differenza tra l'artista e il semplice comunicatore sta nel fatto che il primo sa costruire un messaggio unico originale e irripetibile in modo che il fruitore lo possa recepire come tale.
Ora il soggetto Rucilicchio è un suono, un termine astratto assente dalla nostra semantica linguistica. Lasciato a sé senza ulteriori predicati potrebbe lasciarci indifferenti o suscitare immagini diverse in ciascuno di noi. Ma ecco che l'autrice ci trasmette quello che per lei è il significato di Rucilicchio e lo fa aprendoci un orizzonte di stimoli che ci conducono ad esplorare un misterioso tesoro nascosto. Osserviamo questo tesoro ripercorrendo i versi della Poesia.
È un nome dato da una madre a un figlio, avvolto quindi da una valenza affettiva.
Ha un suono onomatopeico: ricorda il cigolio… dei giocattoli di latta… un sonaglio di lettere ferrose. Ha una origine misteriosa: ignoro il dialetto. Ha una natura fragile e tagliente. E poi un cenno fuggevole a una complicità misteriosa difficile a capirsi / facilissima da amare / per cedimento… fino a concludere: forse ho sbagliato… Il nome è la perfetta immagine di chi lo porta: luccica come acqua sorgiva / che canta tra le pietre; vibra talmente che nessuna mano può fermare; ha il riso insolente della giovinezza che sposa il presente e scansa la tristezza…
Proviamo ora a leggere il testo poetico di Valeria per scoprirne la libera potenzialità descrittiva e la sua capacità di trasmettere un brivido di stimoli e di sensazioni intorno al semplice suono di un nome…
La Giuria di Roddi ha ben dimostrato di capire l'essenzialità del fatto poetico e ha riconosciuto a Valeria Amerano la capacità di saperlo governare.
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