di Piergiuseppe Menietti
QUINTA PARTE: ‟Torino nell’ ‘800”
Come si è accennato nei precedenti articoli, nel corso dell'Ottocento Torino si ingrandì notevolmente ed i fulcri degli ampliamenti furono quattro grandi piazze sorte in corrispondenza delle antiche porte monumentali distrutte per volere di Napoleone.
PIAZZA VITTORIO VENETO = (che esamineremo più avanti tracciando un itinerario di visita) fu eretta allo sbocco di via Po verso il fiume a partire dal 1825, su progetto del giovane architetto Giuseppe Frizzi.
PIAZZA DELLA REPUBBLICA = (già piazza d'Italia ed Emanuele Filiberto) fu costruita in direzione nord, verso la Dora. Nel Settecento, la ristrutturazione juvarriana dell'attuale via Milano si era conclusa con la costruzione della piazza d'Italia, dotata di imponenti edifici porticati. Nel 1826 il re Carlo Felice approvò il progetto di ampliamento che si svolse in due fasi. La piazza d'Italia fu quasi raddoppiata nella sua lunghezza mantenendo perfettamente il modulo juvarriano. Successivamente gli urbanisti Lombardi, Formento e Courtial vi collegarono l'enorme ottagono ospitante il mercato di Porta Palazzo. Esso costituisce la parte maggiore dell'attuale piazza della Repubblica, che ha un'estensione complessiva di 51.300 metri quadrati.
A breve distanza di essa, lungo corso Giulio Cesare, sorge l'ardito ponte sulla Dora, progettato intorno al 1823, con un'unica ardita arcata, dall'ing. Carlo Bernardo Mosca.
PIAZZA CARLO FELICE = nel 1822 l'architetto Gaetano Lombardi progettò due edifici ad esedra da erigersi all'imbocco dell'attuale via Roma, nella zona della distrutta Porta Nuova. I due palazzi, in stile neoclassico, trovarono degna continuazione nel 1851, quando Carlo Promis disegnò i lunghi edifici simmetrici che si estendono fino al corso Vittorio Emanuele II.
Piazza Carlo Felice, rallegrata al centro dai Giardini Sambuy con la caratteristica fontana, è chiusa a sud dalla stazione di Porta Nuova, costruita nel 1861 su disegno di Alessandro Mazzucchetti (la facciata si ispira a linee rinascimentali) e più volte adeguata alle esigenze del crescente traffico ferroviario.
PIAZZA STATUTO E LE TRASFORMAZIONI NELLA ZONA DI PORTA SUSA = a partire dal 1852 e, particolarmente dal 1857, la zona sud-ovest di Torino subì una profonda trasformazione: la Cittadella fu drasticamente distrutta ed al suo posto sorsero prestigiosi palazzi porticati, caserme e scuole.
Della grande e potente fortezza rimase in piedi unicamente il maschio precedentemente descritto; Torino non esitò ad abbattere l'antico simbolo della sua potenza militare sacrificandolo per un altro simbolo – moderno – dell'economia e del progresso: lo scalo ferroviario di Porta Susa.
Di fronte alla stazione fu aperta una piazza che, accogliendo i viaggiatori, li convogliava nella via Cernaia che, a sua volta, li conduceva verso il centro cittadino.
Chi, invece, proveniva in carrozza dalla strada di Francia giungeva in una piazza dal fascino inglese, intitolata allo Statuto. La costruzione di essa fu intrapresa nel 1864 - su progetto di Giuseppe Bollati - dall' Italian Building Society Limited di Londra.
Il trasferimento della capitale a Firenze scoraggiò i capitalisti britannici ed i lavori furono continuati dal Municipio di Torino. Al centro della piazza, un giardino ospita il Monumento al Traforo del Frejus, inaugurato il 26 ottobre 1879.
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I Torinesi appresero che la capitale sarebbe stata trasferita a Firenze alla fine dell'estate del 1864. La reazione popolare fu immediata: tra il 20 ed il 22 settembre molti cortei sfilarono al grido di "O Roma o Torino" e le dimostrazioni furono brutalmente represse nel sangue. Lo spostamento della capitale a Firenze avvenne nell'aprile del 1865 e sei anni dopo il Re ed i ministri poterono finalmente raggiungere Roma.
Privata del suo ruolo politico, Torino puntò sull'economia e lo sviluppo di industrie e commerci fu ben rappresentato dalle grandi Esposizioni che richiamavano migliaia di visitatori italiani ed esteri.
Gli insediamenti industriali sorgevano nelle periferie, mentre nell'antico centro cittadino si avviarono drastici risanamenti che sostituirono con nuovi palazzi molti edifici fatiscenti d'impianto medievale. Il risanamento urbanisticamente più cospicuo fu quello ottenuto con l'apertura di via Pietro Micca, la diagonale che conduce da piazza Solferino a piazza Castello.
L'arteria fu progettata dall'Ingegnere Capo del Comune Tommaso Prinetti nel 1893 ed alla realizzazione parteciparono architetti di vaglia come Carlo Ceppi, autore – tra l'altro – della Casa Bellia, che si estende da via XX Settembre a via San Tommaso.
UN ITINERARIO NELLA TORINO DELL'OTTOCENTO
Le passeggiate alla riscoperta della Torino del secolo scorso potrebbero essere parecchie: ne suggerisco una, lasciando agli Insegnanti altre scelte personali di non difficile attuazione.
L'inizio dell'itinerario è in via Montebello, ai piedi della:
MOLE ANTONELLIANA = in seguito all'emancipazione civile ottenuta da Carlo Alberto nel 1848, gli Israeliti decisero di erigere una sinagoga su di un esiguo appezzamento vicino a via Po. Nel 1862 il progetto fu affidato ad Alessandro Antonelli, che elaborò in modo sempre maggiore i disegni costruttivi spingendo costantemente più in alto un'opera architettonica insolita e singolare.
Ad un certo punto, però, gli Ebrei si trovarono senza fondi e, valutata la stabilità dell'edificio, il Municipio lo acquistò nel 1877, destinandolo a sede del Museo Nazionale dell'Indipendenza Italiana. Alessandro Antonelli morì nel 1888 e la costruzione della Mole terminò a cura di suo figlio Costanzo.
Nel 1904 un uragano abbattè la statua del Genio che la sovrastava e, nel 1953, un tornado troncò buona parte della cuspide, sostituita da una guglia di acciaio e cemento armato, che raggiunse l'altezza di m. 165,15. La Mole ospita il prestigioso Museo Nazionale del Cinema. È possibile salire, con l'ascensore, alla terrazza inferiore del tempietto, che collega il classico volto dell'edificio alla guglia che lo sormonta. Il panorama della città, cinta da monti e colline, è stupendo.
Lasciando via Montebello e seguendo via Po in direzione del fiume, si raggiunge:
PIAZZA VITTORIO VENETO = i lavori per costruirla, progettati fin dal 1818, ebbero inizio nel 1825 su disegno di Giuseppe Frizzi. Il giovane architetto seppe risolvere in modo brillante due importanti problemi: la connessione dei nuovi edifici con i due palazzi più antichi che costituivano l'emiciclo d'imbocco a via Po e la pendenza del terreno da questi al fiume.
La soluzione di mimetizzare tale pendenza con un'architettura uniforme, si può notare osservando la linea dei balconi da via Po al corso d'acqua: alle solette dei ballatoi di ogni palazzo a monte corrisponde la sommità delle ringhiere del successivo sorto più in basso.
Seguendo la sobria regolarità di portici e facciate, si giunge al:
PONTE VITTORIO EMANUELE I = eretto per volere di Napoleone Bonaparte dagli invasori francesi a partire dal 1810. L'ardito ponte a cinque arcate, opera di Claude-Joseph La Ramée Pertinchamp, conduce alla:
CHIESA DELLA GRAN MADRE DI DIO = costruita per ricordare il ritorno a Torino di Vittorio Emanuele I, all'epoca della restaurazione. L'edificio religioso fu progettato da Ferdinando Antonio Bonsignore in uno stile neoclassico ispirato al Pantheon di Roma e venne inaugurato da Carlo Alberto il 20 maggio 1831.
Da piazza Vittorio Veneto, è possibile intraprendere un itinerario nel:
BORGO NUOVO = sorto a partire dal 1830 dal Po a via Carlo Alberto e da Corso Vittorio Emanuele II alla diagonale delle fortificazioni abbattute, segnata da via Andrea Doria, piazza Cavour e via Plana.
Imboccata via della Rocca, si transita nell'affascinante piazza Maria Teresa, raggiungendo – tramite via Rolando – la piazza Cavour sorta su di un tratto del più vasto Giardino dei Ripari.
Visitata la vicina chiesa di San Massimo (neoclassica, 1849/1853), si prosegue per via Mazzini raggiungendo piazza Bodoni, al centro della quale vi è il monumento equestre ad Alfonso Ferrero della Marmora (1891). Notevoli gli edifici che la circondano, tra cui il Conservatorio Musicale Giuseppe Verdi e la casa all'angolo con via Pomba, abbellita da una ricca serie di medaglioni in cotto che effigiano personaggi illustri.
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Il 29 luglio 1900, a Monza, fu assassinato Umberto I, figlio del primo Re d'Italia. Gli successe Vittorio Emanuele III, il sovrano che avrebbe regnato sull'Italia vittoriosa nel primo conflitto mondiale, irreggimentata dal fascismo e lacerata dall'ultima guerra.
Per Torino il Novecento si aprì con i primi passi della F.I.A.T. e con l'esplosione del liberty. Lo stile, detto anche art nouveau, era nato a Londra ed aveva trovato nella nostra città una validissima affermazione con l'Esposizione Internazionale d'Arte Decorativa Moderna del 1902.
Il liberty influenzò gli arredi e le decorazioni di importanti locali pubblici e privati (Caffè Mulassano e Confetteria Baratti & Milano in piazza Castello), ma ispirò soprattutto gli architetti, autori di capolavori quali la Casa Nizza (via XX Settembre angolo via Bertola), la Palazzina Rossi Galateri (via Passalacqua, 14) e la Casa Fenoglio La Fleur (corso Francia angolo via Principi d'Acaja).
Per una più articolata riscoperta della Torino liberty, rimando all'utile testo citato nella bibliografia.
La spinta delle industrie che si affermavano sempre di più aumentò la popolazione innescando un forte sviluppo dei quartieri periferici e, dopo il ristagno causato dalla prima guerra mondiale, il centro cittadino visse profonde trasformazioni in epoca fascista. La più evidente fu la creazione di via Roma nuova, completamente rifatta abbattendo le vecchie case che la cingevano e costruendo nuovi palazzi parzialmente ispirati al barocco piemontese (come nel tratto verso piazza Castello) o disegnati all'insegna di un modernismo lucido e spigoloso.
Sanate le ferite della seconda guerra mondiale, Torino si trasformò da centro urbano di medie dimensioni ad estesa metropoli dai notevoli problemi sociali.
Il centenario dell'unità nazionale fu celebrato con le manifestazioni di "Italia 61". In quell'anno, in seguito alla fortissima immigrazione di lavoratori da altre regioni d'Italia, la città raggiunse il milione di abitanti e divenne il crogiolo di culture, tradizioni e abitudini molto diverse.
Per accogliere visitatori italiani ed esteri, Torino costruì faraonici edifici espositivi lungo il Po, mentre i palazzi del centro furono quasi tutti ridipinti in un giallo uniforme.
Attualmente, grazie ad accurati studi e restauri, gli antichi edifici stanno ritrovando la variegatura delle colorazioni originali. Parecchie strade del centro riconquistano le vecchie pavimentazioni in pietra e sono illuminate in modo più razionale. Insomma, almeno sotto gli aspetti estetici, Torino cambia in meglio, diventando più bella e più preziosa.
È opportuno che gli insegnanti collaborino al miglioramento in corso stimolando, nei loro allievi, la conoscenza ed il rispetto di una delle città più affascinanti d'Italia.
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Bibliografia essenziale
Per evidenti ragioni di brevità, mi è impossibile proporre una bibliografia completa. Mi limito, pertanto, a consigliare alcune opere utili per approfondire ed ampliare le conoscenze storiche, urbanistiche ed artistiche sulla città.
Amoretti G., Il Ducato di Savoia dal 1559 al 1713, vol. I-IV, D. Piazza, Torino 1984-1988
Amoretti G., Il Museo Pietro Micca e dell'Assedio di Torino del 1706, Grafiche Alfa, Torino 1978
Amoretti G., La verità storica su Pietro Micca, L'Artistica, Savigliano 1996 (in vendita al Museo "P. Micca")
Amoretti G., Menietti P., Torino 1706. Cronache e memorie della città assediata, Editrice Il Punto, Torino 2005
Archivi di pietra. Nelle chiese di Torino gli uomini, la storia, le arti, Comune di Torino, Torino 1988
Bernardi M., Torino storia e arte, F.lli Pozzo, Torino 1975
Cittadini di pietra. La storia di Torino riletta nei suoi monumenti, Comune di Torino, Torino 1992
Cognasso F., I Savoia, Dall'Oglio, Milano 1971
Cognasso F., Storia di Torino, Martello Giunti, Milano 1974
Colli G., Storia di Torino, Il Punto, Torino 1981
Comoli Mandracci V., Torino, Laterza, Roma - Bari 1983
Fea P., Tre anni di guerra e l'assedio di Torino del 1706, Voghera, Roma, 1905
Gervasio R., Storia aneddotica descrittiva di Torino, vol. I-III, Piemonte in Bancarella, Torino 1974
Guida d'Italia...Torino, Touring Club Italiano, Milano 1975
Journal historique du siège de la Ville et de la Citadelle de Turin, l'année 1706, P.Mortier, Amsterdam 1708
Leva Pistoi M., Piovesana Gallo, Liberty Dieci Itinerari Torinesi, Amalthea, Fiesole 1994
Memorie di pietra. Frammenti di storia subalpina nelle lapidi e nelle targhe delle strade, Comune di Torino, Torino 1991
Menietti P. ed E., Il Risorgimento nelle vie di Torino. Itinerari, personaggi, notizie. Editrice Il Punto, Torino 2011
Menietti P., Le lapidi nelle vie di Torino. Itinerari, personaggi, notizie, Editrice Il Punto, Torino 2014
Menietti P., Pietro Micca nel reale e nell’immaginario. Note storiche, artistiche e letterarie, Editrice Il Punto, Torino 2003
Menietti P., Torino senza fretta. Itinerari Storico - artistici nella città della Sindone, EDA, Torino, 1998
Ruggiero M., Storia del Piemonte, Piemonte in Bancarella, Torino 1979
Molti dei testi citati recano, a loro volta, interessanti bibliografie atte ad iniziare ricerche personali più approfondite e ramificate.
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