Continuiamo la pubblicazione delle testimonianze dei soci dell’AMNT con questo breve estratto che racconta le avventure “artistiche” della “Niccolò Tommaseo” nell’anno 1960.
Riportiamo da”Stampa Sera”
Ache i maestri elementari s'improvvisano
attori di rivista
La Ferrero fa da spalla a Manfredi
nella scuola del duemila
Sono due insegnanti omonimi dei divi della tv
Tonina Torrielli ospite d'onore
allo spettacolo
Da anni l'Associazione Magistrale “Niccolò Tommaseo” mette in scena una rivista sul palcoscenico del S. Giuseppe. Tutti coloro che vi partecipano – dagli sceneggiatori, promotori e registi Mario Manfredi, Michele Chicco e Luigi Valzoano – sono insegnanti dell'Associazione, forse la decana nel suo genere in Italia. A poco a poco si sono affiatati come una compagnia di attori autentici rivelando notevoli doti non solo nella recitazione ma anche nel canto, nella vena comica, nella disinvoltura.
Ad applaudirli accorrono centinaia di loro colleghi. Facile intuire il “leit-motiv” del copione:scherzose proteste contro la faraggine di circolari, il diluvio dei libri di testo che variano continuamente, i programmi che vorrebbero trasformare il maestro in una specie di “robot”. E, naturalmente, le lungaggini della burocrazia e l'inadeguato compenso per una professione così delicata e spesso ingrata.
La rivista quest'anno aveva per tema: “I concorsi del 2000. Immaginate una commissione d'esame per aspiranti pedagoghi: tre severi burocrati impersonati dai maestri Chicco, Manfredi e Valzoano.
Meno male che allietano l'occhio e l'atmosfera due graziosissime segretarie: le maestrine Lucia Salasco e Anna Sucato. Dinanzi alla Commissione sfilano i candidati al sospirato diploma.
Siamo nel duemila. De Amicis e la “maestrina della penna rossa” sono un ricordo sfuocato, nostalgico. È l'epoca dei viaggi interplanetari; i genitori vanno in missile ad attendere gli scolaretti. Come potrebbero i futuri insegnanti intrattenere gli esaminatori su Kant o Spinosa, Schopenhauer o Galilei? Molto più semplice esibirsi nelle canzoni di moda, nei monologhi, nei dialoghi su temi di attualità. E l'uditorio, tra risate e battimani, ne cava questa morale: che i tempi mutano, la tecnica avanza a passi da gigante...
Lo spettacolo è scivolato agile sulle ali del sentimento e della bonarietà. Sulla pagella di ogni attore un bel 10, magari con lode. Il “prologo”, arguto, recitato da Bruno Alessandro; divertente Valerio Borello nella parodia del cantante Sergio Bruni, come Angiolino Pistorio nella grottesca “tragedia friulana”. Le due leggiadre segretarie hanno interpretato con grazia – insieme al Valzoano e al Borello - “Un bacio a mezzanotte”. Enrica Castino e Bruno Alessandro hanno offerto un saggio di ciò che potrebbe capitare sui teleschermi quando entrerà in funzione il secondo canale. Sebastiano Bianchi e Antonio Ginepro sono stati gli interpreti di uno “sketch” ambientato nell'ufficio passaporti per Marte. Italia Gulino ha eseguito al pianoforte – con bella sicurezza – il rondò capriccioso di Mendelssohn.
Un piccolo capolavoro per l'impostazione della voce e la bravura scenica, unita al fascino personale e romantico - costume “belle époque” - l'interpretazione della romanza di Viljado “La vedova allegra” di Lehar, da parte della maestrina Anna Maria Ferrero. Non avrebbe potuto essere diversamente, tenendo conto di un nome così impegnativo. Altri numeri della simpatica “follia fuori classe”: una spassosa relazione dei commissari sulla figura del maestro nella collaborazione tra scuola e famiglia e sul modo più acconcio di organizzare una discoteca magistrale (a base di “microsolci” contro i direttori didattici, gli stipendi ecc... La canzone di Rascel sugli statali, una parodia di Franca Valeri efficacemente ideata da Emma Cianciosi, un brano da “la serva padrona” di Pergolesi, un bozzetto in vernacolo “Giacinto va in città”recitato da Emma Germano, la canzone “Vecchio frac” e la parodia di Joe Sentieri (la prima interpretata da Borello, la seconda da Valzoano) e, infine “la canzone del duemila”, hanno concluso in letizia la serata. Ospite d'onore Tonina Torrielli, festeggiatissima e commossa ha cantato quattro suoi “cavalli di battaglia”.
Mario Manfredi
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