Sul bel Danubio blu…
Ogni volta che la sento, questa frase mi fa venire in mente Strauss, il concerto di Capodanno – trasmesso in eurovisione su rai uno -, il valzer, le sale dei palazzi imperiali,… .
In una parola: VIENNA.
Il modo più veloce e conveniente per raggiungere Vienna (a meno che uno non sia un appassionato di lunghi viaggi in treno) è prendere uno dei tanti low-cost a disposizione oggi e in qualche ora si è a destinazione. In realtà i voli a basso costo arrivano vicino a Vienna, precisamente nella confinante Slovacchia, a Bratislava.
Qui inizia il viaggio.
Bratislava, capitale dopo lo smembramento della Cecoslovacchia, non offre molte cose da vedere, ma parecchie su cui riflettere. Il centro storico è piccolissimo, molto grazioso, sovraffollato di turisti provenienti dall’est Europa soprattutto nelle prime ore del mattino (7,30…!) e di moderne statue in bronzo, raffiguranti i personaggi più disparati: da Napoleone Bonaparte appoggiato a una panchina all’operaio del gas che esce da un tombino. Sulla città domina il castello, da cui si può ammirare il Danubio (il cui colore in questo tratto non definirei proprio BLU) e la parte nuova della città: un’insieme di casermoni grigi, tutti uguali, che si estende a perdita d’occhio. Vista da vicino questa zona non è poi così tremenda: buona parte di questi condomini sono stati ritinteggiati e all’interno le case non sono malvagie; ci sono aree attrezzate per i bambini – certo la manutenzione lascia un po’ a desiderare… - ed è servita bene dagli autobus. Una linea dei trasporti pubblici ha destato la nostra particolare attenzione, quella che collega quest’area con l’aeroporto, dove – guarda un po’… - sorge anche il più grande centro commerciale della Slovacchia. Perché ci ha colpiti?
E’ gratuita e, neanche a dirlo, sovraffollata.
Bratislava dista solo una sessantina di chilometri da Vienna, a cui è collegata con autobus e treni (uno ogni ora). Stranamente il biglietto del treno da Bratislava a Vienna – andata e ritorno - costa 280 corone slovacche ovvero circa 8 euro, l’opposto ne costa 14.
Misteri della matematica!
Il viaggio dura un’oretta e sembra di passare da un universo ad un altro: la differenza tra la campagna slovacca e quella austriaca, per quanto così vicine, è abissale. Lungo il Danubio, dove passa il confine di stato vediamo un anacronistico presidio militare, consistente in una teda da campo e un paio di piantoni armati di fucile.
E poi… Vienna! L’ultima volta che sono stata qui stavo raccogliendo materiale per la mia tesi di letteratura tedesca (su Elias Canetti, nobile figlio di sì nobile città). Sono passati un po’ di annetti da allora, ma Lei è sempre la stessa incantevole affascinate dama, per cui il tempo sembra essersi fermato.
In tutto il centro fervono i preparativi per Sylvester: palchi pronti ad accogliere orchestre grandi e piccole spuntano come funghi in giro per la città. Il principale è quello sulla Rathausplatz, la piazza del municipio, circondato dai banchi/casette di legno dei venditori di Punch, Gluhwein (il vin brulè), Bretzel e Bratwurst, già affollate fin dal primo pomeriggio. Oltre a leccornie di ogni genere, i banchetti pullulano di oggetti portafortuna che gli austriaci sono soliti indossare o regalare nella notte di S.Silvestro; dai classici e internazionali quadrifogli, ferri di cavallo e coccinelle, all’immancabile spazzacamino, al simbolo della fortuna per eccellenza nei paesi di lingua tedesca: il maiale. Un’altra tradizione di capodanno tipicamente austriaca è il Blei giessen, ovvero far fondere delle figure di stagno in un cucchiaio apposito scaldandolo con una candela, e versarlo una volta liquefatto nell’acqua: la forma che compare dovrebbe svelare cosa porterà il nuovo anno (a me è capitato una specie di cigno).
Ma la cosa che più di tutte distingue Vienna da ogni altra città nella notte di capodanno è sicuramente la musica. L’offerta spazia dalla musica classica, all’operetta, alla disco music, musica latino-americana, rock, pop, jazz, boogie, e soul. Per tutti gusti, insomma. Ci si arma di cartina del Sylversterpfad, il sentiero di capodanno e… via! a festeggiare per le strade della città. Questo sistema, oltre agli indubbi vantaggi folkloristici, fa sì che l’enorme affluenza di persone si “spalmi”, evitando zone iper affollate e relativi problemi.
A mezzanotte brindisi sotto i fuochi artificiali, ballando il valzer sulle note della famosa melodia di Strauss. Nel caso in cui uno non sapesse ballare il valzer, nessun problema, hanno pensato anche a questo: dalle prime ore del pomeriggio del 31 dicembre davanti al Rathaus vengono organizzati corsi lampo di valzer dagli insegnanti delle scuole di ballo di Vienna. E comunque, complici l’affollamento e il Gluhwein nessuno fa caso a chi sa o meno ballare!
C’è ancora una cosa di Vienna che non potevamo perdere: la Sachertorte! In attesa che la ormai millenaria disputa tra l’hotel Sacher e la pasticceria Demel trovi finalmente un vincitore, i contendenti si sfidano a colpi di torta proprio nella notte di fine anno. Davanti alle rispettive vetrine viene allestito un banchetto dove si farcisco di marmellata alle albicocche e poi si glassano col cioccolato Sachertorte di diversi formati; il tutto sotto gli occhi dei passanti. Coda chilometrica per comprarne una, ma ne vale la pena!
Per iniziare l’anno in dolcezza…
Il primo dell’anno chi ha la fortuna di essere riuscito a trovare un posto (e le forze per andarci…) può assistere ad uno degli innumerevoli concerti che vengono dati negli altrettanto innumerevoli teatri e sale da concerto della città. Il più famoso è quello dei Wiener Phiarmoniker, che ogni anno ha una sede diversa; ma avere un biglietto è un’impresa praticamente impossibile. Il concerto è però trasmesso in diretta alle 11 e 15 sul maxischermo della Rathausplatz, per cui chiunque può dire di aver assistito al concerto di capodanno a Vienna.
Anche le coreografie cambiano sede ogni anno: quest’anno sono state eseguite nel castello di Schönbrunn, in onore dell’imperatrice Sissi (il 2007 sarà il 60° anniversario dell’uscita dei film sulla sua vita, interpretati da Romi Schneider).
Noi non siamo riusciti ad andare a sentire nessuno dei concerti (per entrambe le cause sopraelencate); abbiamo optato per il cinema nel tardo pomeriggio, seguito da una sosta alla pasticceria Demel per un caffè e una fetta di torta (per continuare l’anno in dolcezza…).
Nei giorni successivi al capodanno, nelle famiglie austriache inizia lo smantellamento dell’albero di Natale, le cui decorazioni sono in parte costituite da biscotti, principalmente Lebkuchen, cioccolatini o gelatine di frutta tutti rigorosamente fatti in casa, che vengono ovviamente mangiate.
Quella del fare i biscotti in casa durante le feste è un’altra delle tradizioni tipicamente austriache: ogni famiglia ha le sue ricette - segrete e tramandate nelle generazioni – rispolverate in occasione dell’avvento, quando vengono prodotti quantità industriali di biscotti, che devono bastare fino all’epifania. Che anche qui tutte le feste porta via.
E dopo un po’ di shopping rituale, molto poco turistico (niente Mozartkugeln; di solito quando vado nei paesi germanofoni faccio scorta di libri in tedesco, tisane non reperibili in Italia e un tipo di dentifricio, che qui è molto più economico), qualche cartolina, facciamo rotta verso casa: Bratislava, Bergamo, Milano, Torino, con le note del valzer più famoso del mondo nella testa e nel cuore.
Paola Filippi
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