L'insegnante architetto

di Fabrizio Ferrari

Il cuore dell'attività di ogni insegnante è la progettazione: con essa prendono corpo tutti gli obiettivi di apprendimento e diventano curricolo. Per comprendere adeguatamente il significato e la portata educativa della progettazione del curricolo bisogna tuttavia comprendere qual è il ruolo a cui è chiamato oggi il docente, ruolo profondamente diverso dalle figure tradizionali che il tempo ci ha consegnato.

Bisogna immaginare gli alunni e le alunne con a disposizione, ovunque, spunti per divertirsi, imparare, conoscere e socializzare: sono internet con i social network e i blog, la televisione, gli amici e le amiche, i luoghi di aggregazione e di ritrovo, la radio, le riviste, la famiglia. Le informazioni, anche di qualità, non viaggiano più a scuola ormai da tempo e gli insegnanti non sono più in grado di tenere il passo con la quantità, la complessità e la varietà delle conoscenze che, attraverso i canali più diversi, gli studenti e le studentesse assorbono a velocità vertiginosa.

Questo porta a pensare in modo profondamente diverso il ruolo professionale di chi è preposto a operare nella scuola: si è partiti dai maestri tuttologi o dai professori autorevoli e custodi della cultura, per arrivare oggi a una dimensione meno nozionistica, ma necessariamente più incisiva. Gli insegnanti diventano portatori di competenze, non più di conoscenze: devono saper costruire identità in studentesse e studenti che operano in contesti relazionali strettamente legati alla scuola, ma che si trovano ad assorbire informazioni e saperi il più delle volte fuori della scuola.

Si potrebbero immaginare gli insegnanti come degli architetti: partono da molteplici e sparse conoscenze, costruiscono contesti per relazioni emotivamente significative e positive, e infine arrivano a definire strutture cognitive e categorie utili per organizzare le conoscenze; in definitiva si parla di costruire modi di pensare, di essere e di agire nel mondo per sentirsi utili alla società e felici con se stessi.

Questo dovrebbe essere il traguardo della progettazione curricolare; la scuola, oggi, questo è chiamata a svolgere, a tutte le età e in ogni grado e ordine: un ruolo di selezione e approfondimento delle conoscenze e di costruzione di relazioni significative per acquisire strumenti in grado di sviluppare identità, personalità formate a vivere una vita piena e piacevole sia dal punto di vista professionale e lavorativo, sia dal punto di vista sociale, emotivo e affettivo.

Se pensiamo che dalla scuola oggi devono uscire persone in grado di agire per cambiare il mondo di domani, nulla può essere lasciato al caso; ogni sforzo deve essere perseguito a partire dai tre anni fino al termine degli studi universitari.

La progettazione del curricolo, progressiva e significativa, si muove in questa direzione attraverso didattiche flessibili, in grado di organizzare esperienze. Alcuni modelli da adottare senza indugio sono il cooperative learning, i serious games e il tutoring, per citare alcuni tra i più conosciuti. Le lezioni frontali o individualizzate (one to all, one to one), ove adottate in modo sistematico e continuativo, sono addirittura pericolose e controproducenti perché inadeguate a raggiungere i risultati attesi.

Una progettazione di alto profilo deve pertanto prendere in grande considerazione le dinamiche relazionali tra gli studenti, prevedendo compiti di apprendimento in grado di mettere in gioco conoscenze, ma anche modi di essere e di relazionarsi per sviluppare capacità collaborative, di rielaborazione e di sviluppo della fantasia, creatività e pensiero divergente, finalizzati ad un utilizzo concreto delle conoscenze in contesti motivanti e ricchi di significato. Si esercita una didattica del fare, per costruire la propria competenza rispetto alla conoscenza e al modo di relazionarsi.

Ci si muove per sviluppare competenze per la vita, in grado cioè di essere stabili e utili nella quotidianità fuori dalla scuola, allontanandosi da tutti quei saperi che nascono e muoiono all'interno delle mura scolastiche. Copiare diventa un'attività virtuosa anche all'interno delle mura scolastiche: copiare per poter riprendere passo dopo passo il lavoro svolto e sviluppare la capacità di rielaborazione attraverso le teorie del reverse engineering: analizzare, smontare e ricostruire, di nuovo da capo, ogni volta in modo nuovo e diverso, condividendo le fatiche, i risultati e le sensazioni che passo dopo passo si fanno strada in ogni studente e insegnante.

Una progettazione di questo tipo parte dalle dinamiche inclusive rivolte a tutte le studentesse e gli studenti, persegue il piacere di stare bene a scuola e, direi, lo presuppone.

Sviluppa le personalità e le identità, anche nelle alunne e negli alunni stranieri, per giungere a una piena integrazione nel contesto sociale. A questo proposito, soprattutto in riferimento alle necessità di inclusione prima e di integrazione poi, è vivamente consigliato scegliere percorsi in grado di prevedere anche lo studio delle culture di origine, necessarie per assecondare la richiesta di costruzione di una propria identità nata nel passato, ma che sfocia nel desiderio naturale di piena cittadinanza tanto italiana quanto europea.

Le situazioni di handicap e di svantaggio devono trovare soluzione di continuità e riscatto proprio attraverso la progettazione curricolare e i compiti di apprendimento, in grado di contrastare l'emarginazione e ogni accenno all'arrendevolezza e di mettere in moto il coraggio di agire e scegliere, rischiare per un obiettivo o un progetto importante e valido.

I primi a dover agire e rischiare devono chiaramente essere le insegnanti e gli insegnanti, ripensando il proprio ruolo verso una scuola che deve diventare vero motore sociale e di cambiamento, soprattutto attraverso la progettazione e i sogni per una società sempre più in grado di cambiare se stessa e mettersi in discussione.