Finalmente è arrivata la bella stagione.
…Non che l’inverno sub–tropicale di quest’anno ce l’abbia fatta attendere con la consueta impazienza.
Il suo avvento, tuttavia, è sempre cosa gradita, soprattutto per noi ciclisti da strada (specie ormai in via di estinzione al pari del piemontese DOC e del panda gigante), che al primo raggio di sole ufficialmente primaverile balziamo in sella ai nostri bolidi e… via! Verso nuove avventure.
La nostra avventura questa volta è ambientata nelle Marche, regione splendida ed estremamente accogliente, pochissimo conosciuta (ho raccontato ai miei allievi di terza media di esserci stata per Pasqua e uno di loro mi ha candidamente risposto: "Prof., fino in sud Italia con la bici!").
A Senigallia, dove nei prossimi giorni faremo base per i nostri ciclogiri, arriviamo in treno – più bici smontata e messa nelle borse portabici: il tempo è bello e, nonostante l’aria è decisamente frizzantina, sembra essere dalla nostra parte.
La meta del primo giorno, ovviamente, Recanati, che sulla carta si presenta come un "giretto" di circa 70/80 Km . Il programma: partenza ore 8,30 circa con arrivo a destinazione verso le 14, per poi ridiscendere verso Loreto da dove ritornare in treno all’albergo.
Poco dopo Senigallia, appena abbandonata la statale che porta ad Arcèvia, la strada si snoda attraverso colline tanto belle da far pensare siano dipinte e paesi che sembrano usciti da una cartolina: Ostra, Belvedere Ostrense, S.Marcello, Jesi, Castelfidardo, … ciascuno con uno splendido e affollato centro storico perfettamente ristrutturato, nonchè il proprio teatro comunale antico e funzionante (che a giudicare dal numero di spettacoli settimanali azzarderei definire anche molto frequentato); tutt’intorno, arrampicate sui versanti delle colline, casette in stile marchigiano dai tipici mattoni rosso chiaro. Le previsioni chilometriche di Francesco – mio gentil consorte – si rivelano leggermente inferiori alla realtà: a Castelfidardo abbiamo già raggiunto i 70 km e Recanati si intravede svettare in lontananza su una collina. Dalla nostra meta ci separano infatti ancora una decina di chilometri e soprattutto lui, l’ermo colle!
Mentre pedalavo sulla salita, ripetendomi mentalmente l’infinito di Leopardi, ho decisamente compreso il perchè di quella definizione… Una volta giunti in cima lo spettacolo di cui si gode è davvero mozzafiato, dato che il colle di Recanati è il più alto della zona e nei giorni tersi è addirittura possibile vedere il mare. La città, tenuta come un bônbônin, è decisamente bella, soprattutto i luoghi leopardiani: casa Leopardi, il giardino, la chiesetta, i vicoli… La fatica per arrivare trova piena ricompensa.
Il tempo stringe e mio malgrado possiamo fermarci poco, giusto il necessario per rifocillare corpo e spirito (pranzo e visitina turistica) e dobbiamo rimontare in sella.
Loreto, treno fino ad Ancona e di nuovo bici fino a Senigallia (non ci sono treni e ci tocca pedalare!). Concludiamo il primo giorno a quota 126 km.
Il secondo giorno partiamo alla volta di Fabriano. La giornata si prospetta più calda e soleggiata di quella precedente, che ha peraltro lasciato il segno sulle nostre braccia e gambe: l’abbronzatura da ciclista. Percorriamo come ieri l’arceviese e tra saliscendi, paesini su cucuzzoli in lontananza e vigneti arriviamo fino ad Arcevia, splendida cittadina che dall’alto della sua rocca domina la vallata. Da qui percorrendo una strada che passa attraverso uliveti e paesaggi indescrivibilmente spettacolari si sale a Fabriano.
Rispetto alle cittadine incontrate fin’ora Fabriano sembra una metropoli, ma è un’apparenza dovuta agli stabilimenti di carta ed elettrodomestici; l’accoglienza è quella dei paesi più piccoli così come la conservazione del centro storico. Dopo un pasto luculliano in trattoria, facciamo una capatina al museo della carta e una breve siesta nel parco di fronte al museo, dove sia le nostre biciclette che noi destiamo interesse e curiosità dei locali (siamo o no in via di estinzione?).
Il treno ci riporta a Senigallia e i km realizzati oggi sono 76.
Come meta del terzo giorno erano previste le grotte di Frasassi, ma gli orari di visita inconciliabili con il giro in bici hanno fatto modificare il nostro programma. Così l’ultima meta sono le colline e le rispettive salite della zona. Ripercorriamo in parte le strade già fatte i giorni precedenti, rivedendo alcune delle città già viste e molte altre nuove e degne di menzione, come Montecarotto e Serra de’ Conti; quest’ultima è molto particolare perchè si estende con una inconsueta forma allungata su un crinale, ed è completamente fortificata. Altre due città fanno parte di questa tappa: Barbara e Piticchio. La prima, dove ci fermiamo per pranzo, ha una parte antica molto bella ed una splendida chiesa dedicata alla sua patrona, da cui trae nome il paese; la seconda è un luogo assolutamente unico: un magnifico borgo medioevale completamente ristrutturato ed abitato, con tanto di cinta di mura e situato – tanto per cambiare – in cima ad un colle, con un’erta salita per raggiungerlo. In realtà se non se ne conosce l’esistenza non lo si trova, non essendoci sulla strada alcun cartello che ne indica l’esistenza (è indicato l’unico ristorante del paese, Il castello). Per tornare a Senigallia anche questa volta niente treno, ma bici, concludendo a 96 km la tappa di oggi.
Il treno lo prenderemo il giorno dopo per tornare a Torino, con 296 km nelle gambe, naso e braccia cotti dal sole e paesaggi indelebilmente dipinti nel cuore.
Paola Filippi
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