Un argomento al quale tengo particolarmente è quello che Lucia Di Paolo nel n° 458/06 chiama "sinergia equilibrata" tra genitori e insegnanti, soprattutto quando Lucia Di Paolo fa riferimento al leggere e raccontare fiabe ai bambini da parte dei genitori. Nella scuola dove lavoro, una scuola dell’infanzia comunale di Roma, in una sezione d’età eterogenee, 3,4,5 anni ,abbiamo elaborato per questo anno scolastico un progetto sulla lettura: "Leggere che piacere". Ogni venerdì i bambini portano a casa un libro che leggono nel fine settimana con i genitori e insieme a loro disegnano ciò li ha colpiti di più della storia letta. Il lunedì a turno i bambini ci mostrano il disegno fatto e ci raccontano la storia. È simpatico ascoltare i bambini raccontare la lettura svolta dal genitore che magari è interrotto da una telefonata; ci raccontano anche della zia che ha chiamato per sapere a che ora domenica vanno a pranzo da lei. È un progetto che si sta muovendo abbastanza bene, a parte la lentezza, a volte nel riportare a scuola il libro dato. I risultati sono positivi, i bambini rispetto all’inizio dell’a.s. dimostrano più interesse verso l’ascolto di un racconto e a raccontare loro stessi le storie, amano far finta di leggere ai compagni di classe seguendo le immagini.
La sinergia equilibrata è alla base di questo progetto, se il genitore non ha fiducia nell’istituzione scolastica difficilmente si affida a vivere questi momenti , anche se riguardano la crescita dei propri figli, il genitore con il suo esempio e la costanza di svolgere in collaborazione con noi questo progetto permette al bambino di far vivere la scuola come ambiente di vita, attraverso appunto lo strumento libro portato a casa e letto dentro le pareti domestiche, avendo poi cura, da parte del bambino, di riportarlo a scuola e di rivivere con l’insegnante la lettura svolta con il genitore.
Il rapporto scuola–famiglia è un rapporto che se fondato su basi solide permette una crescita del bambino sana e completa. Le ansie e le aspettative dei genitori sono tante ed è importante rivolgere ai genitori messaggi di tranquillità e di positività, instaurando con quest’ultimi un dialogo produttivo e continuo, soprattutto continuo, evitando così malintesi o altro, soprattutto quando noi insegnanti ci troviamo di fronte a bambini con problemi. Il bambino che entra per la prima volta nella scuola dell’infanzia ha 3 anni ed è facile che i genitori non abbiano ancora guardato con attenzione ad alcune caratteristiche di crescita dei bambini, ignorando a volte dei veri propri disagi comportamentali e fisici nel proprio figlio o figlia. Un bambino entrato quest’anno , di 3 anni, era affetto da sordità non grave, ma determinante per lo sviluppo del suo linguaggio, il fatto di appartenere ad una famiglia che parla inglese aveva suscitato un po’ di dubbi in noi, ma a novembre abbiamo consigliato alla madre di fare un esame audiometrico ed infatti è risultata questa sordità. Il bambino è stato sottoposto ad un intervento alle orecchie a dicembre ed ora riesce ad esprimersi meglio anche con la sua lingua madre che è l’inglese, è più sereno, viene da noi maestre chiedendo informazioni e se ha un problema non si nasconde sotto il tavolo come faceva i primi mesi di scuola.
Spetta anche alla scuola accorgersi se il bambino ha o no problemi, ma senza un vero supporto della famiglia non si può, da parte nostra, fare molto o in ogni modo non a sufficienza. Quest’anno stiamo svolgendo una buona continuità scuola–famiglia, infatti, abbiamo operato diversamente dalla scorso anno e vediamo miglioramenti, soprattutto genitori più disponibili al confronto. Più riunioni con le famiglie, il progetto lettura dove è coinvolta la famiglia, la consegna periodica ai genitori di alcuni lavori prodotti dai bambini, soprattutto quelli liberi ( lo scorso a.s. abbiamo consegnato il tutto a fine anno) e altro stanno permettendo un confronto per sviluppare anche una programmazione più vicina alle esigenze dei bambini.
Valeria Varone
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