A proposito della moratoria sulla pena di morte

È compito della scuola educare alla consapevolezza che esiste una relazione fra il microcosmo dell'individuo e il macrocosmo della società umana e alla responsabilità che ogni persona ha nelle mani nei confronti del futuro dell'umanità.

La scuola, luogo di crescita delle persone, ha il dovere di formare cittadini in grado di partecipare con consapevolezza e in modo attivo alla costruzione della collettività nazionale, europea e mondiale, attraverso la trasmissione di valori civici come la solidarietà e la coesione sociale, l'uguaglianza e la partecipazione, la democrazia e i diritti umani. L'educazione alla cittadinanza non è una disciplina, ma le attraversa tutte e in queste si riconduce, assumendo la caratteristica della "trasversalità" e dell'"insegnamento educativo", inteso come la trasmissione di una cultura che permetta di comprendere la nostra condizione e di aiutarci a vivere.

Quanto detto finora trova un importante momento di verifica su una questione che è stata al centro della discussione in questi mesi e cioè la proposta di moratoria sulla pena di morte. Il momento culminante di questo lungo dibattito è avvenuto il 18 dicembre 2007 alle 11.45 ora di New York quando l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha detto sì alla proposta di moratoria sulla la pena di morte: 104 stati hanno votato a favore, 54 contro e 29 astenuti.

L'Italia ha promosso per prima l'iniziativa e vi ha contribuito così in modo decisivo, ritenendo la lotta contro la pena di morte un tema di importanza prioritaria nel campo dei diritti umani. Sono sempre più numerosi i movimenti che chiedono l'abolizione della pena di morte in nome dei diritti umani; Amnesty International, organizzazione dedicata alla protezione e alla promozione dei diritti umani, da sempre si impegna, attraverso una campagna permanente, per la fine delle esecuzioni capitali e l'abolizione di questa pratica nel mondo che, una volta annullata, è raramente reintrodotta: dal 1985 più di 55 paesi hanno abolito la pena di morte .

Sono molte le riflessioni che stanno alla base delle forti motivazioni contrarie a questa pratica: - l'inumanità della procedura; - la possibilità dell'errore(e l'impossibilità di ridare la vita alla persona condannata per errore); - la possibilità che bisogna dare al reo di redimersi; - al momento dell'esecuzione pochi possono ricordarsi del condannato e del crimine commesso, ad eccezione delle persone legate alla vittima. La condanna diviene quindi un deterrente inefficace e inoltre diversi studi scientifici hanno dimostrato che non esistono prove certe che la pena capitale sia un deterrente più efficace rispetto ad altre punizioni, anzi i dati più recenti sul tasso di criminalità nei paesi abolizionisti dimostrano che l'abolizione della pena di morte non ha alcun effetto dannoso. In Canada ad esempio, il tasso di omicidi per 100.000 persone è sceso dal valore di 3, 09 nel 1975, anno prima dell'abolizione della pena capitale per omicidio, al valore di 2,41 nel 1980 e, da allora, continua a scendere (nel 2005 era del 2, 0.) Infine è del tutto discutibile il fatto che uno Stato si senta in diritto di decidere di una vita umana.

Il ministro della pubblica istruzione Giuseppe Fioroni, commentando l'esito della votazione tenuta al" Palazzo di vetro", ha detto:"...un dovere di civiltà per tutti, ma anche e soprattutto una testimonianza nei confronti dei giovani che possa ridare loro fiducia e speranza....ai giovani non si può parlare di valori, occorre testimoniarli e dimostrare loro che i sogni, spesso hanno bisogno soprattutto del coraggio".

J. R. R. Tolkien scrive: "... Merita la morte. - Se la merita! E come! Molti tra i vivi meritano la morte. E parecchi che sono morti avrebbero meritato la vita. Sei forse tu in grado di dargliela? E allora non essere troppo generoso nel distribuire la morte nei tuoi giudizi: sappi che nemmeno i più saggi possono vedere tutte le conseguenze." (Il Signore degli anelli - La compagnia dell'Anello, Libro I, Cap. II).

Trovo questa citazione un valido spunto per riflettere in classe con i nostri studenti su una delle più tradizionali e barbariche convenzioni giuridiche del mondo antico e cioè "occhio per occhio, dente per dente", ovvero" dai la morte a chi ha dato la morte". Anch'io, come insegnante e come singola persona, penso che questa barbarie debba essere eliminata, nessuno di noi si può arrogare il diritto di uccidere qualcuno in nome dello Stato o addirittura in nome del popolo.

Tanti, a cominciare da me, non vogliono essere corresponsabili e complici di un assassinio.

Patrizia Rainoldi