Continuiamo a ripercorrere la storia dell'Associazione "N. Tommaseo", iniziata il precedente numero del notiziario, con il terzo articolo a firma di Riccardo Gervasio.
Conseguita la vittoria delle armi, tornata la pace, quantunque in un clima di esasperati estremismi, la Lega di Torino presieduta dal cav. Mattana ed inquadrata nella Federazione allora ben guidata dal D.D. Giambattista Brizio, riaprì i battenti della propria sede sociale in via della Zecca 10 (ora via Verdi, palazzo Ceriana) e riprese la pubblicazione quindicinale di "Vita magistrale", organo della sezione, in vendita a L. 0,10 la copia! Due registri di verbali delle sedute ne documentano, con commovente immediatezza, l'attività fervida, appassionata, dal 1919 al 1927, anno in cui il regime fascista la costrinse con subdole manovre ad ammutolire.
Il giorno 16 febbraio 1919, adunque, i vecchi soci testimoniavano in una seduta affollatissima il loro attaccamento al sodalizio ed il risveglio d'una coscienza sindacale viva ed operante. Il presidente Felice Mattana inneggiò alla vittoria, salutò i reduci, ricordò i caduti, proponendo di far celebrare un funerale in loro suffragio; poi raccomandò ai convenuti l'abbonamento al periodico "Vita Magistrale", giunto al decimo anno di esistenza, e "L'istruzione primaria", organo della confederazione nazionale. Nè, da buon collega, omise di sollecitare pubblicamente la solidarietà dell'Unione nell'azione da intraprendere per l'adeguamento degli stipendi. Annunziò infine la prossima indizione d'un convegno provinciale cui avrebbe preso parte l'on. Micheli presidente centrale.
Il verbale della successiva adunanza porta la data del 14 novembre 1921, il che rivela una certa irregolarità nella ripresa delle attività organizzative. La sede risulta trasferita in via Parini 7 e fanno parte del Consiglio Direttivo Pietro Perucca (presidente), Mattana, Farina (cari nomi per i memori colleghi anziani!), Vogliolo, Anfossi, Giovanna Perucca, Milone, Mussatto, Astuti, Langerone, don Bulletta, Fassero, Cavagna (segretaria). In seguito la periodicità delle riunioni e delle assemblee risulta normale.
Nella seduta del 23 marzo 1922 si dà lettura del seguente ordine del giorno da pubblicare sui giornali e da trasmettere alla presidenza centrale: "La Presidenza della Lega Rayneri di Torino, presa visione della deliberazione della Giunta del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione colla quale ha espresso parere che la recita del Pater Noster debba essere rigorosamente proibita nelle scuole dei nostri bambini perchè specifica manifestazione del culto cattolico, protesta contro tale affermazione e riconoscendo invece che il Pater Noster è preghiera che può essere recitata da professanti qualunque religione invita la Presidenza Generale della Niccolò Tommaseo a svolgere opera energica presso il Ministero della P.I. affinchè rigetti la decisione della Giunta Superiore, che suona offesa ai sentimenti della grande maggioranza del popolo italiano".
Ciò dimostra ancora una volta, ed in tempi difficili, lo spirito battagliero della nostra associazione e la sua coerenza nel difendere gl'ideali affermati all'atto della sua costituzione.
A questo punto comincia a profilarsi la grande battaglia che si propone di indurre le autorità a risolvere in modo favorevole la controversia sul Monte Pensioni. Si fa paladino degl'interessi di categoria il cav. uff. Francesco Farina, competentissimo in materia, dopo essersi assicurato l'appoggio del Partito Popolare tramite il suo leader don L. Sturzo (particolare questo disapprovato dall'assemblea). Il dissenso porta alle dimissioni del cav. Farina ed alla nomina alla presidenza del prof. Giovanni Rosina.
Si decide nel contempo di accettare il regolamento delle pensioni municipali, in attesa che il governo attui la riforma del Monte Pensioni intralciata da pesanti remore burocratiche (sedute del 17 aprile e del 13 luglio 1923).
La calda estate (meteorologica e politica) non apporta saggi consigli; è, anzi, foriera di defezioni, perplessità e smarrimenti. Nell'assemblea del 24 novembre il pres. Rosina dopo aver annunziato che il Ministero ha disposto il ripristino dell'insegnamento religioso nella scuola elementare, comunica che la Tommaseo, l'Unione Magistrale ed il... Sindacato Fascista della Scuola stanno prendendo accordi per una reciproca intesa ed un comune lavoro.
Si profila il licenziamento di molti insegnanti, per la riduzione dei quadri, e sono indispensabili appoggi durevoli per far recedere il Comune da un simile temuto provvedimento. Il ricatto è accuratamente predisposto; comincia a funzionare il ben noto metodo di adescamento del "bastone e della carota"; seguono i tentativi d'ingerenza e le vessazioni, presenti nello stesso piatto delle promesse e dei favori. È arduo e pericoloso resistere alle pressioni.
Nel verbale del 25 febbraio 1924 i soci della Tommaseo sono invitati ad aderire all'Unione Don Bosco fra insegnanti. Ma dopo il congresso-pellegrinaggio di Zara, orchestrato dall'alto con finalità di natura estranea allo statuto della Tommaseo, il valente collega cav. Vogliolo lascia l'associazione, mentre si profilano, per la prima volta, le dimissioni in blocco del Consiglio Direttivo (adunanza dell'11 dicembre 1924).
L'increscioso evento si verifica nella seduta del 9 gennaio successivo, per cui s'indicono nuove elezioni da effettuarsi il giorno 5 marzo. Salgono allora alla presidenza il cav. Mattana, fondatore della Lega, ed alla vicepresidenza i prof.ri Giovanni Rosina e Maria Crida. Si porta a conoscenza dell'assemblea che sono state abolite le votazioni dei rappresentanti della categoria in seno al Consiglio Scolastico: ormai la base non ha più voce in capitolo; dall'alto si vede e si provvede.
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