Fino a qualche tempo fa il ricordo di quel comune lombardo era legato, per me, ad un bel testo del pedagogista Elio Damiano: “Adro tempo pieno”, edito negli anni ’70. Il libro presentava un’interessante esperienza didattica d’avanguardia in provincia di Brescia.
Ma dallo scorsa primavera ben altre immagini ci svelano il nuovo volto di quella cittadina.
Nel mese di maggio la mensa negata a chi non può pagare. In questi giorni l’inaugurazione di una scuola in cui non solo chi non paga non mangia, ma dove, anche a livello architettonico, sono stati ben impressi in ogni spazio i simboli di un partito che avalla e persegue il principio di cui sopra.
Cose del genere non si erano più viste dai tempi dell’era fascista.
Allora non c’era edificio pubblico che non recasse i Fasci del Littorio.
E se, per assurdo, i sindaci di altri comuni governati da maggioranze diverse, per emulazione, inaugurassero scuole e scolpissero sulle pareti, sui pavimenti, sugli arredi il simbolo dell’Ulivo, lo Scudo Crociato, la Falce-Martello?
Se il contenuto della scuola di Adro dovrà essere coerente col contenitore, immagino che la lingua ufficiale sarà il dialetto lombardo nella versione bresciana, l’inno nazionale sostituito da "Va pensiero", la bandiera col Sole a sei punte al posto del tricolore, il 150° dell’Unità d’Italia celebrato con una gita scolastica alle sorgenti del Po…
Ma tutto questo non si verificherà. Sono certo che i docenti di quella scuola adotteranno le Indicazioni Nazionali.
Gianluigi Camera
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