La lettura dell'insegnante

Pubblichiamo la penultima parte del lavoro su "Pinocchio".

Bellissimo da sottolineare, nel 34° capitolo, lo stupore del compratore che... (questa frase la scriveremo sotto il titolo) “cominciò a tirare la fune... e, invece di un ciuchino morto, vide apparire un burattino vivo che scodinzolava come un’anguilla". È una scena molto piacevole da illustrare, magari con qualche fumetto.
Una parte interessante del capitolo è il racconto che Pinocchio fa della sua storia. Noi ne daremo una fotocopia da leggere insieme...

Pinocchio racconta la sua storia al compratore
Ebbene, padrone, volete sapere tutta la vera storia?
Scioglietemi questa gamba e ve la racconterò:
sappiate dunque che io era un burattino di legno come sono oggi; ma mi trovavo a tocco e non tocco (sul punto di) di diventare un ragazzo, come in questo mondo ce n’è tanti; se non che per la mia poca voglia di studiare e per dar retta ai cattivi compagni, scappai di casa... e un bel giorno, svegliandomi, mi trovai cambiato in un somaro con tanto d’orecchi... e con tanto di coda!... Che vergogna fu quella per me!... Una vergogna, caro padrone, che Sant’Antonio benedetto non la faccia provare neppure a voi!
Portato a vendere sul mercato degli asini, fui comprato dal Direttore di una compagnia equestre, il quale si mise in capo di far di me un gran ballerino e un gran saltatore di cerchi; ma la sera, durante lo spettacolo, feci in teatro una buona cascata, e rimasi zoppo da tutt’e due le gambe.
Allora il Direttore, non sapendo che cosa farsi d’un asino zoppo, mi mandò a rivendere, e voi mi avete comprato!...
Dopo avermi comprato, mi avete condotto in questo luogo per uccidermi; ma poi, cedendo a un sentimento pietoso d’umanità, avete preferito legarmi un sasso al collo e gettarmi in fondo al mare. Questo sentimento di delicatezza vi onora moltissimo, e ve ne serberò eterna riconoscenza. Per altro, caro padrone, questa volta avete fatto i vostri conti senza la Fata...
Dicevo, dunque, che la buona Fata, appena mi vide in pericolo di affogare, mandò subito intorno a me un branco infinito di pesci, i quali credendomi davvero un ciuchino bell’e morto, cominciarono a mangiarmi! E che bocconi che facevano! Non avrei mai creduto che i pesci fossero più ghiotti anche dei ragazzi. Chi mi mangiò gli orecchi, chi mi mangiò il muso, chi il collo e la criniera, chi la pelle delle zampe, chi la pelliccia della schiena... e fra gli altri vi fu un pesciolino così garbato, che si degnò perfino di mangiarmi la coda...
Del resto, dovete sapere che quando i pesci ebbero finito di mangiarmi tutta quella buccia asinina, che mi copriva dalla testa ai piedi, arrivarono, com’è naturale, all’osso... o per dir meglio, arrivarono al legno, perché, come vedete, io son fatto di legno durissimo.
Ma dopo dati i primi morsi, quei pesci ghiottoni si accorsero subito che il legno non era ciccia per i loro denti, e nauseati da questo cibo indigesto se ne andarono chi in qua chi in là, senza voltarsi nemmeno per dirmi grazie...
Nel testo abbiamo sottolineato con colori diversi le varie parti del ciuchino che vengono divorate dai pesci e ne abbiamo scritto l’elenco con legenda colorata (- chi mi mangiò gli occhi...)
Dopo aver letto più d’una volta questo simpatico racconto, lo abbiamo ulteriormente riassunto in pochi punti essenziali. Ogni bambino si è cimentato in questo e così abbiamo fatto un esercizio di “riassunto breve”. Esempio: -io ero un burattino; -stavo per diventare un ragazzo -ma scappai di casa -e una mattina mi ritrovai trasformato in un ciuchino; -portato a vendere, mi comprò il direttore di un circo; -una sera mi azzoppai e... -un musicante mi comprò -e mi buttò in mare per fare un tamburo con la mia pelle; -i pesci mi mangiarono la buccia asinina, grazie all’intervento della Fata. Come conclusione del lavoro, abbiamo diviso la nuova pagina in 8 parti ed abbiamo illustrato le varie scene! Che divertimento...
Scriveremo la seconda parte del titolo in cui si parla del Pesce–cane di cui daremo la descrizione dettagliata, che piace moltissimo ed è un capolavoro!

Il pescecane
...Quand’ecco uscir fuori dall’acqua e venirgli incontro un’orribile testa di mostro marino, con la bocca spalancata come una voragine, e tre filari di zanne, che avrebbero fatto paura anche a vederle dipinte...
Per le sue stragi e per la sua insaziabile voracità veniva soprannominato «l’Attila dei pesci e dei pescatori»...
Il mostro, tirando il fiato a sé, si bevve il povero burattino, come avrebbe bevuto un uovo di gallina, e lo inghiottì con tanta violenza e con tanta avidità...
C’era da ogni parte un gran buio: ma un buio così nero e profondo, che gli pareva di essere entrato col capo in un calamaio pieno d’inchiostro...
Sentiva battersi nel viso alcune raffiche di vento... che usciva dai polmoni del mostro...
Il pescecane soffriva moltissimo d’asma, e quando respirava, pareva proprio che tirasse la tramontana...
Il suo corpo è più lungo di un chilometro, senza contare la coda...
Essendo molto vecchio e soffrendo d’asma e di palpitazione di cuore, era costretto a dormire a bocca aperta...
Arrivati in quell’immensa bocca cominciarono a camminare in punta di piedi sulla lingua; una lingua così larga e così lunga, che pareva il viottolone di un giardino...e scavalcarono i tre filari di denti...
Un’altra pagina sarà dedicata all’incontro con il Tonno e ad un breve dialogo tra lui ed il burattino. Sceglieremo la battuta che ci piace di più. Noi, per esempio, abbiamo scelto, per Pinocchio, quella in cui chiede aiuto...; per il Tonno “Chi vuoi che ti salvi?... Ma io sono abbastanza filosofo e mi consolo pensando che, quando si nasce tonni, c’è più dignità a morir sott’acqua che sott’olio!” Seguirà l’immancabile disegno. L’avventura sottomarina prosegue nel 35° capitolo. Nella prima pagina detteremo la bellissima descrizione del luogo e di Geppetto. “...Trovò una piccola tavola... alcuni pesciolini vivi...” Qui abbiamo utilizzato la fotocopia tratta dal libro di Rodari e Verdini “La filastrocca di Pinocchio” Editori Riuniti.
Abbiamo trascritto l’elenco dettagliato fatto da Geppetto sul contenuto del bastimento inghiottito dal pesce-cane e, di fianco a ciascuna voce, abbiamo disegnato l’oggetto. Questo ci ha dato lo spunto per spiegare ai bimbi quali erano i cibi trasportati sulle navi e la loro conservazione!
Bellissima è la descrizione del paesaggio marino rischiarato dalla luna. Sono poche parole da dettare e da illustrare!... “Il mare era tranquillo come un olio: la luna splendeva in tutto il suo chiarore.” Il 36° capitolo inizia con la descrizione della difficile fuga... e con l’intervento del Tonno. Scriveremo le parole di riconoscenza dette da Pinocchio all’amico che li salva: «Amico Tonno, tu hai salvato il mio babbo! Dunque non ho parole per ringraziarti abbastanza! Permetti almeno che ti dia un bacio in segno di riconoscenza eterna!». È molto importante insegnare agli alunni la riconoscenza, così poco presente nella vita attuale.
Ed ecco che ricompaiono due personaggi a noi noti: il Gatto e la Volpe, ma la situazione è molto diversa! Ricorreremo alla fotocopia del dialogo perché ci sono dei concetti molto importanti da proporre. In questo caso leggeremo il dialogo a tre voci.

Il gatto e la volpe
Erano il Gatto e la Volpe,
ma non si riconoscevano più da quelli di una volta.
Figuratevi che il Gatto, a furia di fingersi cieco, aveva finito con l’accecare davvero: e la Volpe, invecchiata, intignata e tutta perduta da una parte, non aveva più nemmeno la coda.
Così è. Quella triste ladracchiola, caduta nella più squallida miseria, si trovò costretta un bel giorno a vendere perfino la sua bellissima coda a un merciaio ambulante, che la comprò per farsene uno scacciamosche.

VOLPE: «O Pinocchio, fai un po’ di carità a questi due poveri infermi.»
GATTO: «Infermi».
PINOCCHIO: «Addio, mascherine! Mi avete ingannato una volta, e ora non mi ripigliate più».
VOLPE: «Credilo, Pinocchio, che oggi siamo poveri e disgraziati davvero!»
GATTO: «Davvero!»
PINOCCHIO: «Se siete poveri ve lo meritate. Ricordatevi del proverbio che dice: "I quattrini rubati non fanno mai frutto" Addio mascherine!».
VOLPE - GATTO: «Abbi compassione di noi!...»
PINOCCHIO: «Addio mascherine! Ricordatevi del proverbio che dice: "La farina del diavolo va tutta in crusca"».
VOLPE: «Non ci abbandonare!...»
GATTO: «...are!»
PINOCCHIO: «Addio mascherine! Ricordatevi del proverbio che dice: "Chi ruba il mantello al suo prossimo, per il solito muore senza camicia"».

È proprio il capitolo degli incontri! Ecco ricomparire il Grillo parlante. A questo proposito abbiamo preparato ben tre fotocopie nelle quali sono stati trascritti i dialoghi relativi ai 4 incontri con il Grillo. Anche questi sono molto importanti e da leggere a due e tre voci. Alla fine abbiamo diviso una pagina in 4 parti ed abbiamo illustrato le 4 scene.

Pinocchio e il grillo parlante
Primo incontro - capitolo 4°
GRILLO: «Cri-cri-cri!»
PINOCCHIO: «Chi è che mi chiama?»
GRILLO: «Sono io!»
PINOCCHIO: «Dimmi, Grillo: e tu chi sei?»
GRILLO: «Io sono il Grillo- parlante, ed abito in questa stanza da più di cent’anni.»
PINOCCHIO: «Oggi però questa stanza è mia, e se vuoi farmi un vero piacere, vattene subito, senza nemmeno voltarti indietro.»
GRILLO: «Io non me ne andrò di qui, se prima non ti avrò detto una gran verità.»
PINOCCHIO: «Dimmela e spicciati.»
GRILLO: «Guai a quei ragazzi che si ribellano ai loro genitori e che abbandonano capricciosamente la casa paterna! Non avranno mai bene in questo mondo; e prima o poi dovranno pentirsene amaramente.»
PINOCCHIO: «Canta pure, Grillo mio, come ti pare e piace: ma io so che domani all’alba voglio andarmene di qui, perché se rimango qui avverrà a me quel che avviene a tutti gli altri ragazzi, vale a dire mi manderanno a scuola, e per amore o per forza mi toccherà studiare; e io, a dirtela in confidenza, di studiare non ne ho punto voglia e mi diverto più a correre dietro alle farfalle e a salire su per gli alberi a prendere gli uccellini di nido.»
GRILLO: «Povero grullerello! Ma non sai che, facendo così, diventerai da grande un bellissimo somaro e che tutti si piglieranno gioco di te?»
PINOCCHIO: «Chetati, Grillaccio del malaugurio!»
GRILLO: «E se non ti garba di andare a scuola, perché non impari almeno un mestiere, tanto da guadagnarti onestamente un pezzo di pane?»
PINOCCHIO: «Vuoi che te lo dica? Fra tutti i mestieri del mondo non ce n’è che uno solo che veramente mi vada a genio.»
GRILLO: «E questo mestiere sarebbe?»
PINOCCHIO: «Quello di mangiare, bere, dormire, divertirmi e fare dalla mattina alla sera la vita del vagabondo.»
GRILLO: «Per tua regola, tutti quelli che fanno codesto mestiere finiscono quasi sempre all’ospedale o in prigione.»
PINOCCHIO: «Bada, Grillaccio del malaugurio!... Se mi monta la bizza, guai a te!»
GRILLO: «Povero Pinocchio! Mi fai proprio compassione!»
PINOCCHIO: «Perché ti faccio compassione?»
GRILLO: «Perché sei un burattino e, quel che è peggio, perché hai la testa di legno.»
A queste ultima parole, Pinocchio saltò su tutt’infuriato, e preso di sul banco un martello di legno, lo scagliò contro il Grillo–parlante... che ebbe appena il fiato di fare cri - cri - cri...

Secondo incontro – capitolo 13°
Pinocchio pagò uno zecchino per la cena sua e per quella sei suoi compagni, e dopo partì... Intanto, mentre camminava, vide sul tronco di un albero un piccolo animaletto che riluceva di una luce pallida e opaca...
PINOCCHIO: «Chi sei?»
GRILLO: «Sono l’ombra del Grillo–parlante.»
PINOCCHIO: «Che vuoi da me?»
GRILLO: «Voglio darti un consiglio. Ritorna indietro e porta i quattro zecchini che ti sono rimasti al tuo povero babbo, che piange e si dispera per non averti più veduto.»
PINOCCHIO: «Domani il mio babbo sarà un gran signore, perché questi quattro zecchini diventeranno duemila.»
GRILLO: «Non ti fidare, ragazzo mio, di quelli che promettono di farti ricco dalla mattina alla sera. Per il solito, o sono matti o imbroglioni! Dai retta a me, ritorna indietro.»
PINOCCHIO: «E io, invece, voglio andare avanti.»
GRILLO: «L’ora è tarda!»
PINOCCHIO: «Voglio andare avanti.»
GRILLO: «La nottata è scura...»
PINOCCHIO: «Voglio andare avanti.»
GRILLO: «La strada è pericolosa...»
PINOCCHIO: «Voglio andare avanti.»
GRILLO: «Ricordati che i ragazzi che vogliono fare di loro capriccio e a modo loro, prima o poi se ne pentono.»
PINOCCHIO: «Le solite storie. Buona notte, Grillo.»
GRILLO: «Buonanotte, Pinocchio, e che il cielo ti salvi dalla guazza (umidità della notte) e dagli assassini!»
Appena dette queste ultime parole, il Grillo–parlante si spense a un tratto, come si spegne un lume soffiandoci sopra, e la strada rimase più buia di prima.

Terzo incontro – capitolo 16°
GRILLO: «Quel burattino lì è una birba matricolata... È un monellaccio, uno svogliato, un vagabondo... Quel burattini lì è un figliuolo disubbidiente, che farà morire di crepacuore il suo povero babbo!...»

Quarto incontro – capitolo 36°
E così dicendo, Pinocchio e Geppetto ...videro una bella capanna tutta di paglia...Andarono e bussarono alla porta.
GRILLO: «Chi è?»
GEPPETTO E PINOCCHIO: «Siamo un povero babbo e un povero figliuolo, senza pane e senza tetto.»
GRILLO: «Girate la chiave, e la porta si aprirà»
PINOCCHIO: «O, il padrone della capanna dov’è?»
GRILLO: «Eccomi quassù»
PINOCCHIO: «Oh, mio caro Grillino!»
GRILLO: «Ora mi chiami il “tuo caro Grillino”, non è vero? Ma ti rammenti di quando, per cacciarmi di casa tua, mi tirasti un martello di legno?...»
PINOCCHIO: «Hai ragione, Grillino! Scaccia anche me... tira anche a me un martello di legno: ma abbi pietà del mio povero babbo...»
GRILLO: «Io avrò pietà del babbo e anche del figliuolo: ma ho voluto rammentarti il brutto garbo ricevuto, per insegnarti che in questo mondo, quando si può, bisogna mostrarsi cortesi con tutti, se vogliamo essere ricambiati con pari cortesia nei giorni del bisogno.»
PINOCCHIO: «Hai ragione, Grillino, hai ragione da vendere e io terrò a mente la lezione che mi hai data. Ma mi dici come hai fatto a comprarti questa bella capanna?»
GRILLO: «Questa capanna mi è stata regalata ieri da una graziosa capra, che aveva la lana d’un bellissimo colore turchino.»
PINOCCHIO: «E la capra dov’è andata?»
GRILLO: «Non lo so.»
PINOCCHIO: «E quando ritornerà?»
GRILLO: «Non ritornerà mai. Ieri è partita tutta afflitta e, belando, pareva che dicesse: ”Povero Pinocchio... oramai non lo rivedrò più... il Pesce-cane l’avrà bell’e divorato!...»
PINOCCHIO: «Ha detto proprio così?... Dunque era lei!... Era lei!... Era la mia cara Fatina!...Dimmi, Grillino: dove potrei trovare un bicchiere di latte per il mio povero babbo?»
GRILLO: «Tre campi distante di qui c’è l’ortolano Giangio, che tiene le mucche. Va’ da lui e troverai il latte che cerchi.»

Dopo le illustrazioni, dedicheremo un’intera pagina ai “lavori” svolti da Pinocchio, ricordando agli alunno che, precedentemente, egli aveva affermato che non avrebbe mai voluto lavorare... Detteremo un breve dialogo tra il burattino e Giangiolo.

La conclusione del lavoro nel prossimo numero

Liliana Biasiol