La lettura dell'insegnante

Dopo la pausa estiva è giunta l’ora di rimettersi al lavoro!!

Non c’è modo migliore di iniziare un nuovo anno se non quello di partire con un’accattivante lettura da parte dell’insegnante. I bimbi sono ancora un po’ con il cuore in vacanza, i primi giorni sono faticosi per tutti e non si possono subito riprendere i ritmi normali… Leggere diventa uno strumento eccezionale per rimettersi in pista senza traumi, dolcemente ed allegramente!
Leggere Pinocchio ci permette di trasmettere, senza risultare noiosi o dogmatici, tutta una serie di valori di cui la nostra società è carente e di cui i bimbi hanno un assoluto bisogno.

Questa bellissima storia è nata proprio con l’intento, da parte di Collodi, di educare gli Italiani in un momento in cui l’Italia da poco aveva conquistato l’indipendenza e sentiva fortissimo il problema di creare dal nulla un’identità nazionale, con un sistema ideologico comune. Egli si cimentò nel genere della letteratura infantile con la realizzazione di una serie di testi scolastici che lo resero un benemerito dell'istruzione pubblica nell'Italia appena unita. Non a caso, in questo stesso periodo (1886), vide la luce un romanzo destinato a diventare il «manuale del perfetto cittadino» ad uso dei fanciulli: stiamo ovviamente parlando di Cuore, di Edmondo De Amicis. Lo stesso spirito animò anche il grande Alessandro Manzoni.

Il mondo di Pinocchio è avvolto in un’atmosfera magica, sfumata e trasgressiva, ma è regolato da una morale concreta: per lasciarsi alle spalle il limbo dell’infanzia, dove l’individuo è un burattino in balìa degli eventi, bisogna comportarsi bene. Pinocchio si trasforma in un ragazzo a tutti gli effetti, certo però meno vivo di un burattino di legno. Si tratta di una morale adatta per educare al senso nazionale i neo-italiani, che tra l’altro grazie a questo libro si impadroniranno anche di una lingua comune.

TERZA PARTE

Del 23° capitolo (di cui divideremo il titolo in due parti) detteremo la breve descrizione della tomba della Fata; noi abbiamo disegnato la tomba e, sulla lapide abbiamo scritto: ”Qui giace la bambina dai capelli turchini morta di dolore per essere stata abbandonata dal suo fratello Pinocchio”.
Come potete vedere, di un intero capitolo sul quaderno si evidenziano gli aspetti più significativi, quelli che si prestano ad ulteriori approfondimenti, belli da disegnare… Questo lavoro non vuole essere il riassunto del libro! Non avrebbe proprio senso e, anziché stimolare la curiosità del bambino, diventerebbe noioso!!

Dopo aver scritto la seconda parte del titolo, disegneremo il volo di Pinocchio sul Colombo e, nelle seconda metà della pagina, il tuffo del burattino.
Sotto scriveremo semplicemente: «Pover’uomo!» «Povero ragazzo!» Dissero allora i pescatori, brontolando sottovoce una preghiera.

Nell’isola delle Api industriose tutti lavorano… Allora scriveremo le considerazioni del burattino: «Ho capito, questo paese non è fatto per me! Io non sono nato per lavorare!» Chiede la carità:
- ad un carbonaio (carbone), - ad un muratore (calcina), ad altre 20 persone…
Ricordo che abbiamo utilizzato alcune pagine del libro di Rodari e Verdini “La filastrocca di Pinocchio” Editori Riuniti, soprattutto per le bellissime illustrazioni e la brevità del testo.
Come per il capitolo delle Faine, ho trascritto (del 25° capitolo) il dialogo tra Pinocchio e la Fata per poterlo leggere a due voci.

PINOCCHIO RITROVA LA FATA

Finalmente passò una buona donnina che portava due brocche d’acqua…
Arrivati a casa, fece sedere Pinocchio ad una tavola apparecchiata
e gli pose davanti il pane, il cavolfiore condito ed il confetto…

P: «…Voi somigliate…voi mi rammentate… Sì, sì, la stessa voce…gli stessi occhi…gli stessi capelli… sì, sì… anche voi avete i capelli turchini… come lei!... O Fatina mia!... o Fatina mia!... Ditemi che siete proprio voi!... Non mi fate più piangere! Se sapeste!... Ho pianto tanto, ho patito tanto!...»
F: «Birba d’un burattino! Come ti sei accorto che ero io?»
P: «Gli è il gran bene che vi voglio quello che me l’ha detto.»
F: «Ti ricordi? Mi lasciasti bambina ed ora mi ritrovi donna; tanto donna che potrei farti da mamma.»
P: «L’ho caro di molto, perché così, invece di sorellina, vi chiamerò la mia mamma. Gli è tanto tempo che mi struggo (desidero) di avere una mamma come tutti gli altri ragazzi!... Ma come avete fatto a crescere così presto?»
F: «È un segreto.»
P: «Insegnatemelo: vorrei crescere un poco anch’io. Non lo vedete? Sono sempre rimasto alto come un soldo di cacio (piccolino).»
F: «Ma tu non puoi crescere.»
P: «Perché?»
F: «Perché i burattini non crescono mai. Nascono burattini, vivono burattini e muoiono burattini.»
P: «Oh, sono stufo di far sempre il burattino! Sarebbe ora che diventassi anch’io un uomo come tutti gli altri.»
F: «E lo diventerai, se saprai meritartelo…»
P: «Davvero? E che posso fare per meritarmelo?»
F: «Una cosa facilissima: avvezzarti (abituarti) a essere un ragazzino perbene.»
P: «O che forse non lo sono?»
F: «Tutt’altro! I ragazzi per bene sono ubbidienti, e tu invece…»
P: «E io non ubbidisco mai.»
F: «I ragazzi per bene prendono amore allo studio e al lavoro, e tu…»
P: «E io, invece, faccio il bighellone e il vagabondo tutto l’anno.»
F: «I ragazzi perbene dicono sempre la verità…»
P: «E io sempre le bugie.»
F: «I ragazzi perbene vanno volentieri alla scuola…»
P: «E a me la scuola mi fa venire i dolori di corpo. Ma da oggi in poi voglio mutar vita.»
F: «Me lo prometti?»
P: «Lo prometto. Voglio diventare un ragazzino perbene anch’io e voglio essere la consolazione del mio babbo… Dove sarà il mio povero babbo a quest’ora?»
F: «Non lo so.»
P: «Avrò mai la fortuna di poterlo rivedere e abbracciare?»
F: «Credo di sì, anzi ne sono sicura.»
P: «Dimmi, mammina: dunque non è vero che tu sia morta?»
F: «Par di no.»
P: «Se tu sapessi che dolore e che serratura alla gola, che provai quando lessi: qui giace…»
F: «Lo so: ed è per questo che ti ho perdonato. La sincerità del tuo dolore mi fece conoscere che tu avevi il cuore buono: e dai ragazzi buoni di cuore, anche se sono un po’ monelli e avvezzati (abituati) male, c’è sempre da sperar qualcosa: ossia, c’è sempre da sperare che rientrino sulla vera strada. Ecco perché sono venuta a cercarti fin qui. Io sarò la tua mamma.»
P: «Oh, che bella cosa!»
F: «Tu mi ubbidirai e farai sempre quello che ti dirò io.»
P: «Volentieri, volentieri, volentieri!»
F: «Fino da domani tu comincerai coll’andare a scuola. Poi sceglierai a tuo piacere un’arte o un mestiere… Che cosa brontoli fra i denti?»
P: «Dicevo…che oramai per andare a scuola mi pare un po’ tardi…»
F: «Nossignore. Tieni a mente che per istruirsi e per imparare non è mai tardi»
P: «Ma io non voglio fare né arti né mestieri…»
F: «Perché?»
P: «Perché a lavorare mi par fatica.»
F: «Ragazzo mio, quelli che dicono così finiscono quasi sempre o in carcere o all’ospedale. L’uomo, per tua regola, nasca ricco o povero, è obbligato in questo mondo a far qualcosa, a occuparsi, a lavorare. Guai a lasciarsi prendere dall’ozio! L’ozio è una bruttissima malattia e bisogna guarirla subito, fin da ragazzi: se no, quando siamo grandi, non si guarisce più.»
P: «Io studierò, io lavorerò, io farò tutto quello che mi dirai, perché, insomma la vita del burattino mi è venuta a noia, e voglio diventare un ragazzo a tutti i costi. Me l’hai promesso, non è vero?»
F: «Te l’ho promesso, e ora dipende da te.»

Il 26° ed il 27°capitoli sono ricchi di colpi di scena ed offrono parecchi spunti di riflessione e di discussione. Abbiamo trascritto la frase in cui egli viene deriso dai compagni perché è un burattino… Ma anche quella in cui tutti gli volevano un bene dell’anima… Nella pagina successiva ho dettato poche parole del dialogo tra i compagni, che invitano Pinocchio alla spiaggia, e Pinocchio che accetta.
Subito dopo abbiamo disegnato la scena di Eugenio colpito dal libro e di Pinocchio che lo aiuta (fumetto: “Povero Eugenio…”). I carabinieri gli aizzano contro il cane Alidoro che, non sapendo nuotare, rischia di annegare ma viene salvato dal burattino.
A questo punto, non può mancare una fotocopia relativa alle buone azioni di Pinocchio. È bene evidenziare anche gli aspetti positivi del personaggio; è altamente educativo per gli alunni!!

LE BUONE AZIONI DI PINOCCHIO

«QUI GIACE…» Pinocchio cadde bocconi a terra e, coprendo di mille baci quel marmo mortuario, dette in un grande scoppio di pianto. Pianse tutta la notte e la mattina dopo piangeva sempre, sebbene negli occhi non avesse più lacrime.
«La sincerità del tuo dolore mi fece conoscere che tu avevi il cuore buono:
e dai ragazzi buoni di cuore, anche se sono un po’ monelli… c’è sempre da sperare che rientrino sulla vera strada…» Disse la Fata.

Alla vista di quel morticino, i ragazzi spaventati si dettero a scappare a gambe… ma Pinocchio rimase lì e corse ad inzuppare il suo fazzoletto nell’acqua del mare e si pose a bagnare la tempia del suo povero compagno di scuola. E intanto, piangendo dirottamente e disperandosi, lo chiamava per nome e gli diceva:
«Eugenio!... povero Eugenio mio!... Apri gli occhi, e guardami!... Perché non mi rispondi? Non sono stato io, sai, che ti ho fatto tanto male! Credilo, non sono stato io!... Apri gli occhi, Eugenio… Se tieni gli occhi chiusi, mi farai morire anche me…
O Dio mio! Come farò ora a tornare a casa?... Con che coraggio potrò presentarmi alla mia buona mamma? Che sarà di me?... Dove fuggirò?... Dove andrò a nascondermi?... Oh! Quant’era meglio, mille volte meglio che fossi andato a scuola!... Perché ho dato retta a questi compagni, che sono la mia dannazione?... E il maestro me l’aveva detto!... e la mia mamma me l’aveva ripetuto – Guardati dai cattivi compagni!- Ma io sono un testardo… E così, da che sono al mondo, non ho mai avuto un quarto d’ora di bene. Dio mio! Che sarà di me, che sarà di me, che sarà di me?

…I pescatori videro un ragazzetto che, di vetta a uno scoglio, si gettava in mare gridando: «Voglio salvare il mio babbo!»

Il cane Alidoro non sapeva nuotare ed abbaiando gridava: «Affogo! Affogo! Aiutami Pinocchio mio!... Salvami dalla morte!» A quelle grida strazianti, il burattino, che in fondo aveva un cuore eccellente, si mosse a compassione e, presolo per la coda con tutt’e due le mani, lo portò sano e salvo sulla rena asciutta del lido.
Bravo Pinocchio!!
È necessaria, ora, una pausa di riflessione. Ricorreremo nuovamente ad una serie di domande per mettere alla prova l’attenzione degli alunni.

CHE COSA RICORDO?

Domande dal 18° al 27° capitolo.
1.Che cosa trova Pinocchio nel Campo dei Miracoli?
2.Quale animale ride di lui?
3.Che cosa gli rivela?
4.A chi si rivolge il burattino dopo aver scoperto l’imbroglio?
5.Chi è il giudice? Che cosa fa?
6.Perché Pinocchio viene scarcerato?
7.Quale pericolo incontra lungo la strada verso la casa della Fatina?
8.Perché il rettile muore?
9.Da che cosa viene attanagliato Pinocchio? Perché?
10.A quale animaletto chiede inutilmente aiuto?
11.Da chi viene catturato il burattino?
12.Che cosa lo costringe a fare il contadino?
13.Come si chiamava il cane morto?
14.Che cosa decide di fare Pinocchio quando arrivano le faine?
15.Che fine fanno le faine? E il burattino?
16.Che cosa trova Pinocchio al posto della casa della Fatina?
17.Quale animale lo aiuta? Come?
18.Dove lo trasporta?
19.Che cosa mangia Pinocchio nella colombaia, spinto dalla fame?
20.Perché il burattino si getta in mare?
21.Quale altro animale lo aiuta?
22.Su quale isola è approdato?
23.Quali persone incontra?
24.Che cosa chiede alla Fatina?
25.Perché Pinocchio va in riva al mare con i compagni?
26.Perché, ad un certo punto, litiga con gli amici?
27.Da che cosa viene colpito Eugenio?
28.Che cosa fa Pinocchio quando vede il compagno ferito?
29.Chi arriva sulla spiaggia?
30.Che cosa riesce a fare il burattino?
31.Da chi viene inseguito?
32.Dove scappa Pinocchio?

Dopo questi capitoli “impegnativi”, nel 28° ci divertiamo con il Pescatore verde, di cui detteremo (o fotocopieremo) la breve descrizione e che ci cimenteremo a ritrarre nel modo più orribile… Nella pagina successiva, invece, scriveremo l’elenco dei pesci da lui pescati e la risposta del burattino e disegneremo l’enorme rete colma di pesci (un buon modo per fare un po’ di scienze)!
In una nuova pagina, come titolo, scriveremo la prima frase del 29° capitolo. Alidoro salva il burattino infarinato e gli ricambia la cortesia. Qui potremo utilizzare la pagina del libro di Rodari o far illustrare la scena. Del 29° capitolo, dopo la solita trascrizione del titolo, realizzeremo un altro testo di dialogo tra la Lumaca e Pinocchio che viene messo a dura prova dalla Fata!! Questo testo è piaciuto molto ai bambini!

PINOCCHIO E LA LUMACA

Arrivò al paese che era già notte buia e, perché faceva un tempaccio
e l’acqua veniva giù a catinelle, andò diritto diritto alla casa della Fata…
…la quarta volta prese, tremando, il battente di ferro in mano e bussò un piccolo colpettino. Dopo mezz’ora Pinocchio vide affacciarsi una grossa Lumaca, che aveva un lumicino acceso sul capo…
L: «Chi è a quest’ora?»
P: «La Fata è in casa?»
L: «La Fata dorme e non vuol essere svegliata! Ma tu chi sei?»
P: «Sono io!»
L: «Chi io?»
P: «Pinocchio.»
L: «Chi Pinocchio?»
P: «Il burattino, quello che sta in casa con la Fata.»
L: «Ah! Ho capito. Aspettami costì, che ora scendo giù e ti apro subito.»
P: «Spicciatevi, per carità, perché muoio dal freddo.»
L: «Ragazzo mio, io sono una Lumaca, e le lumache non hanno mai fretta.»
Passò un’ora, ne passarono due…
P: «Lumachina bella, sono due ore che aspetto! E due ore, a questa serataccia, diventano più lunghe di due anni. Spicciatevi, per carità.»
L: «Ragazzo mio, ragazzo mio, io sono una Lumaca, e le lumache non hanno mai fretta.»
…Sonò la mezzanotte, poi il tocco,…poi le due…Allora Pinocchio, perduta la pazienza, afferrò con rabbia il battente della porta…ma esso diventò un’anguilla viva che sparì nel rigagnolo d’acqua in mezzo alla strada…
P: «Ah! Sì? Se il battente è sparito, io seguiterò a bussare a furia di calci.»
Il colpo fu così forte che il piede rimase conficcato nel legno come un chiodo ribadito… La mattina, sul far del giorno, finalmente la porta si aprì…
L: «Che cosa fate con codesto piede conficcato nell’uscio?»
P: «È stata una disgrazia. Vedete un po’, Lumachina bella, se vi riesce di liberarmi da questo supplizio.»
L: «Ragazzo mio, costì ci vuole un legnaiolo, e io non ho mai fatto la legnaiola.»
P: «Pregate la Fata da parte mia!...»
L: «La Fata dorme e non vuole essere svegliata.»
P: «Ma che cosa volete che io faccia inchiodato tutto il giorno a questa porta?»
L: «Divertitevi a contare le formicole che passano per la strada.»
P: «Portatemi almeno qualcosa da mangiare, perché mi sento sfinito.»
L: «Subito!»

Difatti dopo tre ore e mezzo Pinocchio la vide tornare con un vassoio d’argento in capo… ma il pane era di gesso, il pollastro di cartone e le quattro albicocche di alabastro, colorite al naturale!... Fatto sta che cadde svenuto.

Detteremo brevemente i progressi fatti a scuola da Pinocchio e concluderemo con la frase: «…c’è sempre un MA…che sciupa ogni cosa…»

Buon anno scolastico e…buon divertimento!

Liliana Biasiol