Che fare

Finalmente un dato di realtà nel mare fluttuante delle ipotesi.

La Circolare ministeriale n° 38 del 2 aprile u.s. presenta i parametri per calcolare la consistenza dell’organico docenti delle scuole e, nel bene e nel male, offre una risposta ai tanti interrogativi di questo burrascoso periodo. È ora possibile impostare una riflessione da cui partire per fare il punto sulla situazione.

Premesso che ogni segmento di scuola, nell’ambito del 1° e del 2° ciclo, è stato penalizzato, ad eccezione della scuola dell’infanzia, come risulta dai seguenti dati nazionali relativi alla previsione dell’organico 2009/2010:
Scuola primaria – 9.969 posti
Scuola secondaria di 1° grado – 9.926 posti
Scuola secondaria di 2° grado – 11.147 posti,
occorre porre alcuni distinguo per rendersi conto del diverso peso dei tagli.

La secondaria di 1° grado assiste ad un calo orario che passa dalle 33 alle 30 ore settimanali penalizzando le materie letterarie e la tecnologia, col risparmio di mezza cattedra di lettere ogni tre classi.

Ma per la scuola primaria il discorso è più complicato. Un grosso ridimensionamento è subito dalle ex classi “a modulo: tre docenti su due classi” per le quali è stato fissato un parametro standard di 27 ore di orario settimanali (future prime) e di trenta per le altre classi, a fronte di una offerta alle famiglie di un ventaglio di orari: 24, 27, 30 ore settimanali di funzionamento con esclusione di ogni forma di compresenza e di assistenza alle eventuali forme di mensa.

Il ministero prevede di coprire le tre ore mancanti al modello 30 ore con le tre ore che non vengono utilizzate dal modello 24 ore per il quale, come si è detto, il parametro previsto è di 27 ore. Ma non si è calcolato che la richiesta delle famiglie è stata pressoché nulla per le classi con maestro unico ed invece altissima per la formula 30 ore.
Anche per quel che riguarda il tempo pieno delle 40 ore il discorso presenta non lievi difficoltà.

I Plessi funzionanti completamente a T.P. hanno conservato l’antico organico: due docenti per un totale di 44 ore settimanali con il tradizionale avanzo di 4 ore che la ministeriale stabilisce che possano essere utilizzate “per la realizzazione di attività volte a potenziare l’offerte formativa” e di cui tratteremo più avanti.

Ben diversa è la sorte dei Plessi dove convivono classi a T.P. e altre ad orari inferiori (24, 27, 30 ore). Queste ultime rappresentano la stragrande maggioranza delle situazioni. Qui le quattro ore dovranno essere utilizzate per coprire i tempi mensa delle altre classi e per completare le numerose richieste di orario a 30 ore e le nuove richieste di T. P.

La scuola primaria, nel prossimo anno, si presenterà con un ventaglio di orari estremamente differenziati da scuola a scuola e con un numero di docenti variabili, da uno solo insegnante, nel caso del maestro unico, sino a due, tre, ecc. a seconda degli spezzoni che si dovranno sommare per raggiungere il tetto di ore settimanali richiesto dalle famiglie.

Ogni scuola avrà una sua configurazione oraria specifica e originaria. Esistono esempi simili in Europa?
Un panorama estremamente differenziato che metterà a dura prova le capacità organizzative di ciascuna scuola, la flessibilità professionale dei docenti, senza poter accontentare le richieste delle famiglie perché non sempre sarà possibile garantire l’orario desiderato. Le stesse pochissime richieste di tempo a 24 ore non potranno essere soddisfatte se non sarà possibile la formazione formare di gruppi classe con la consistenza prevista dal ministero.

Balza evidente l’osservazione che la struttura meno penalizzata è quella del T. P. là dove è comune a tutto un Plesso e questo fatto va a premiare lo sforzo di quelle scuole che nei decenni passati sono riuscite, spesso a fatica, a costruire il consenso dei docenti e delle famiglie intorno a questo modello. Modello nato nell’ambiente torinese, istituzionalizzato nel 1972 e via via diffuso sul territorio nazionale, in misura largamente differenziata, anche se in continua espansione. Le classi a tempo pieno rappresentano il 42% nel nord ovest, il 34,3% nel centro, l’8,3 nel sud ( dati Tuttoscuola 2007) per una pluralità di cause che esulano dal nostro discorso.

Non disponiamo dei dati delle ultime iscrizioni, ma sicuramente vi è stato una forte espansione di quest’ultimo modello, mentre il modello del maestro unico per le 24 ore, modello presentato come prototipo dalla nuova scolarizzazione primaria, sembra essersi assestato al 3% delle richieste. Per la cronaca aggiungeremo che nella storia della nostra scuola non si erano mai così ridotte le ore di lezione : anche la riforma Gentile garantiva le 25 ore settimanali.

Voglio concludere con una riflessione su miglior utilizzo delle quattro ore residuali dei Plessi a T. P.
Credo sia possibile, anzi doveroso, proporre ai collegi docenti una profonda rivisitazione dell’istituto della compresenza /contemporaneità. La circolare citata, attraverso la dizione: organizzare diverse forme di offerta formativa, pare lasciar adito alle più ampie forme di utilizzo da progettare ai sensi della sempre ricordata autonomia organizzativa. Occorre pensare a progetti per classi parallele o verticali, ad una didattica per gruppi e per laboratori, a forme di approfondimento e di recupero che superino e rivitalizzino la routinaria compresenza dei due docenti con la totalità della classe, nello spazio della stessa aula, senza una sostanziale differenziazione di interventi rispetto alla lezione frontale impartita da un docente mentre il secondo ascolta. Compresenza che in passato ha dato luogo, in qualche caso, ad abusi, sprechi di risorse e di tempi. Occorre garantire che le 22 ore di cattedra di ciascun docente siano spese nell’interazione reale con gli alunni. È questa l’ultima occasione che ci è data per rendere credibile un modello di scuola che i genitori ci hanno richiesto in larga maggioranza.

Da questa riqualificazione generalizzata delle quattro ore può nascere una forma di rilancio della scuola e di superamento di un momento particolarmente difficile per la nostra scuola.

Gianluigi Camera

P.S. al momento di andare in stampa apprendiamo che, in Lombardia, la percentuale della scelte per il modello “24 ore settimanali” è dello 0,67 % !! (dati ministeriali). La stessa cosa sarà certamente per il Piemonte.