La scuola ha vissuto mesi di passione e ora si sta preparando al grande cambiamento verso la scuola dello "speriamo bene". Non altrimenti infatti si potrebbe chiamare una scuola in cui nessuna garanzia è data agli alunni del livello e della qualità dei loro apprendimenti.
Si parte dal tempo scuola, che varia da scuola a scuola, soprattutto varia l'orario messo a disposizione delle classi dai docenti. Se infatti la compresenza è bandita e l'organico, per quanto riguarda la nostra regione è cambiato di poco, i numeri parlano chiaro sulla disponibilità oraria dei docenti nei confronti dell'istituzione. Si può avere una ampia progettualità, nelle scuole gestite interamente a tempo pieno, ove ogni docente mette a disposizione della sua istituzione due ore per settimana della propria professionalità; e si può avere una progettualità decisamente più ridotta nelle scuole parte a tempo pieno e parte "ex-modulo", dove le ore che sono rese disponibili dagli orari a tempo pieno, ricadono sul tempo modulare.
Si passa per il corpo docente, sempre più precario e indifeso di fronte alle nuove classi di alunni al cui interno si nascondono mille e mille diversità che devono essere gestite. Come sia possibile gestirle quando la formazione è assente e i finanziamenti di enti privati e fondazioni (che peraltro permettono alle scuole di sopravvivere) si concentrano su tecnologie che pochi sanno gestire, è una grossa incognita. La lezione plenaria e la responsabilità familiare degli alunni in disagio o svantaggio diventano la via d'uscita da una situazione che rischia di distruggere l’ impegno sul piano emotivo e personale. La colpa di ogni ricaduta negativa, a livello sociale, è poi degli insegnanti che sono incapaci di pensare il proprio ruolo. Ma basterebbe riflettere su quanto rappresenti la spesa per ogni docente in confronto alla ricchezza del proprio paese per capire quanto poco la nostra politica sia interessata ai problemi della scuola e degli insegnanti considerati come un male necessario.
Si conclude con scuole dove l'edilizia rappresenta una grossa priorità. E non penso sia necessario ricordare recenti episodi di cronaca quando mancano i soldi per pagare il funzionamento e le spese di supplenza.
Questa fine di anno scolastico mi ha portato molta amarezza nel momento in cui mi sono fermato a riflettere su quanto è stato fatto fino ad oggi, dalla politica, ma la cosa che più mi amareggia è che in occasione delle prossime elezioni c'è il presagio che gli orientamenti politici di fondo saranno sempre gli stessi, proprio come se tutto andasse benone e tutti fossimo soddisfatti.
L'unica forza e l'unica certezza su cui nonostante tutto si potrà contare è l'impegno, la volontà e la professionalità degli insegnanti, sperando che anche questa volta ci permettano di salvare gli alunni e il loro futuro.
Buona estate e arrivederci a settembre.
Fabrizio Ferrari
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