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Il rapporto del Fondo Monetario Internazionale afferma che la spesa nella pubblica educazione e formazione ha un impatto decisamente più efficace nel contrastare la crisi economica-finanziaria piuttosto che i tagli alle tasse.
Questa è la conclusione di una nota datata 5 febbraio del FMI, indirizzata al G20, i 20 paesi più industrializzati, riportata dai principali media mondiali, incluso il Financial Times, il giorno dopo, 6 febbraio.
La nota richiama inoltre, le segnalzioni del Fondo per un forte stimolo fiscale finalizzate a evitare una profonda e prolungata recessione e sottolinea che tali stimoli dovrebbero supportare la domanda per un considerevole periodo di tempo e dovrebbero essere attuati su vasta scala e a livello internazionale, con politiche mirate a minimizzare le differenze tra stati.
Il FMI ha calcolato diversi moltiplicatori per tre tipologie di politica: tagli delle tasse, investimenti nelle infrastrutture e "altre spese" necessarie dei governi. La pubblica educazione è stata inclusa in queste ultime.
Il documento afferma che sotto la voce "altre spese" vanno considerate anche le necessità per la sanità e la salute, l'assistenza a piccole e medie imprese, il sostegno al mercato interno e i trasferimenti dallo stato centrale alle autonomie locali e regionali. In molti stati del Nord America e dell'Europa, uno degli esempi più significativi di traferimenti di risorse dall'amministrazione centrale alle autonomie locali e regionali, è costituita dalla Pubblica Istruzione.
I risultati delle valutazioni del FMI afferma che le "altre spese" dei governi hanno un considerevole moltiplicatore positivo in grado di affrontare la crisi (1.0 rispetto a 0.6), sebbene gli investimenti nelle infrastrutture permettono un ancora più alto risultato (1.8 rispetto a 0.6). Risulta chiaro che i tagli alle tasse sono la politica in questo caso meno efficace.
Qui di seguito è disponibile il documento completo del FMI (in lingua inglese).
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