Continuiamo a ripercorrere la storia dell'Associazione "N. Tommaseo", iniziata i precedenti numeri del notiziario, con il quarto articolo a firma di Riccardo Gervasio.
Il 1924 è un anno cruciale. Si discutono questioni giuridiche, d'inquadramento, di organici; non trova favorevole accoglimento l'invito di aderire all'Associazione Internazionale dei Maestri Cattolici, alla quale tuttavia si promette leale collaborazione; la classe magistrale trepida per la formale richiesta del provveditore agli studi di... chiedere spontaneamente l'iscrizione al Sindacato fascista, ed il fiero Mattana scrive al Pres. Naz. Imposto dal partito che «in Piemonte si è molto impressionati per la propaganda che si fa per il Fascio e che molti soci della Tommaseo intimoriti lasciano senz'altro la loro associazione per passare alla nuova». La stessa esistenza del sodalizio è in pericolo.
Le autorità nicchiano; la loro ambiguità sconcerta. Il fascismo pretende d'aver svuotato ilo programma sociale della Tommaseo, avendone assimilato i principi!
La situazione peggiora nel 1925, onde il cav. Mattana, dopo aver conferito con il Pres. Naz., dichiara: «Se ci sarà realmente l'obbligo di tesserarsi al Sindacato, chiederemo lo facciano d'ufficio». Le riunioni si diradano e si rarefanno; tuttavia la fiammella della fede della sussistenza del sodalizio continua ad illuminare la strada dei suoi fedeli sostenitori e, di quando in quando, una pia illusione la ravviva, ne trae un guizzo che induce alla speranza.
Comunicazioni della Presidenza nella seduta del 28 novembre: «Giovedì, convocati a Milano dal Pres. Gen. Della N.T., presenziai all'adunanza che posso dire farà epoca nella storia della nostra associazione. Nessun congresso può superare per importanza tale riunione... Con viva soddisfazione posso dire che fervono le trattative col Ministro (on. Fedele) afinchè la Tommaseo continui a poter sussistere... I soci della T. non devono avere nessuna apprensione ma nutrire la massima fiducia nell'avvenire della medesima... Il decreto dice che nessuna associazione sarà legalmente riconosciuta (odi malizia!): di fatto se ne riconoscerà una, e naturalmente questa sarà il Sindacato; ma il governo, fermo nel proposito di continuare ad avere come collaboratrice la Tommaseo (subdola e ipocrita manovra per sorprendere la buona fede degli ingenui), cercherà (!) di inquadrarla nella Corporazione della Scuola». Profferte di simpatia. Euforiche illazioni. Il 30 gennaio 1926 Mattana ribadisce che la Tommaseo è stata autorizzata a sussistere, giacché «sarebbe anacronistico farla morire ora che si vogliono valorizzare gli alti ideali per i quali essa ha sempre lavorato»: Dio, Patria, famiglia, scuola. Povero cav. Mattana! Ci pare ancora di averlo dinanzi agli occhi e di ascoltarlo a parlare con quel tono convinto che gli era proprio anche negli ultimi anni della sua vita...
Poche settimane dopo il prof. Luigi Collino, Commissario aggiunto del Comune per l'istruzione, gli fa sapere che ha ricevuto dalla Federazione delle Corporazioni Fasciste la proibizione «di ricevere rappresentanti della Tommaseo». Le autorità sono reticenti; mostrano comprensione ed indulgenza e col sorriso sulle labbra pensano alle maglie delle loro trame che si stanno chiudendo a cappio.
Ultima disavventura che chiude la partita amministrativa con il fatale colpo di grazia: nel fallimento dichiarato dal Piccolo Credito la Tommaseo perde l'esiguo gruzzolo della cassa sociale. Rimane il fondo di «Vita Magistrale», che agonizza.
Si tenta ancora di modificare lo Statuto e di aggrapparvisi come ad un relitto che non può affondare; poi viene l'ordine del giorno che segna il collasso: «I soci della Lega Magistrale Rayneri, sezione dell'Associazione Mag. It. Nicolò Tommaseo, convocati in assemblea oggi 5 ottobre 1927, udita la relazione della Presidenza che riferisce a nome del Consiglio Direttivo, esaminate le condizioni organizzative generali e locali della classe magistrale, delibera lo scioglimento della Lega dalla data odierna».
Diciotto anni si è fatta attendere la Pasqua della risurrezione!
Finalmente, un bel giorno di fine aprile 1945 (un lieto giorno davvero, ricco di presagi e di auspici, quantunque scosso dagli ultimi rombi di tuono della bufera che si era appena allontanata), la campanella della Tommaseo fa risentire i suoi rintocchi che chiamano a raccolta. Un vecchio socio non immemore si dà la briga di cercare tra i sopravvissuti i cari colleghi d'un tempo, di riunirli, in un povero locale sinistrato delle opere diocesane cattoliche, in corso Oporto, 11 (oggi c. Matteotti), rimpolpando lo sparuto gruppo con qualche neofita volenteroso.
Si pensa senz'altro di riprendere l'attività del sodalizio, stroncato dal regime dispotico, e si conviene di rilanciare una campagna di propaganda sotto gli auspici e sotto le insegne della intramontabile «Tommaseo», un nome capace di ridestare sopiti entusiasmi e nel quale si considerano simbolicamente espressi solidi valori spirituali ed un lineare programma di azione. Ci si propone di riallacciare le relazioni con gli organizzatori del tempo passato e di ricostruire le numerose sezioni periferiche, facendo leva ad assegnamento sul «tronco vitale» della vecchia associazione, il cav. Felice Mattana. Viene così diramato il primo foglio a stampa, che si rivolge a tutti i maestri per invitarli ad aderire al sindacato unico ed a fare proprio il programma della Tommaseo di elevazione morale e materiale della Scuola. Esso porta le firme di Carlo Carretto, di Francesco Farina, di Felice Mattana e di Consolato Raineri.
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